Ugo Colonna, storico difensore del pentito Maurizio Avola dal 1994, e l’avvocato Massimo Alosi, hanno depositato nel corso della udienza odierna dinanzi al gip di Reggio Calabria, la richiesta di incidente probatorio per ascoltare in aula il pentito chiave di alcune delicatissime indagini, come l’attentato a Paolo Borsellino e alla sua scorta, sull’omicidio del magistrato di Cassazione, Antonino Scopelliti.
L’iniziativa dei difensori di Avola – regolamentata dall’art. 392 del codice di procedura penale - ha lo scopo di acquisire una prova in modo ‘cristallizzato’, tale che non possa essere successivamente modificata o compromessa. La richiesta sarà sciolta dal giudice per le indagini preliminari, previo parere della procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, e nel caso in cui fosse accolta, Maurizio Avola sarà escusso in aula dalla Pubblica accusa e dai difensori dei venti indagati, esponenti della ndrangheta di Reggio Calabria e del ramo catanese di Cosa nostra, in relazione alla sua partecipazione all’agguato mafioso del 9 agosto 1991 che segnò la fine del giudice a Piale di Campo Calabro.
Maurizio Avola, autoaccusatosi di una quarantina di omicidi su ordine del clan mafioso capeggiato da Nitto Santapaola, ha infatti reso dichiarazione di avere partecipato alla preparazione e all’esecuzione dell’assassinio dell’ex sostituto procuratore generale della Cassazione, guidando la motocicletta Honda Gold Wing, sul cui sellino posteriore prese posto un giovanissimo Vincenzo Salvatore Santapaola, figlio di ‘Nitto’, che esplose contro il magistrato i colpi di fucile a lupara che lo colpirono alla testa, decretandone la morte istantanea. A sostegno delle sue affermazioni, Maurizio Avola portò gli investigatori reggini nelle campagne di Belpasso, in provincia di Catania, dove fece recuperare la ‘doppietta’ a canne mozze calibro 12 di fabbricazione spagnola con cui aprì il fuoco contro il coraggioso magistrato calabrese.
La richiesta di incidente probatorio dei legali di Avola, inoltre, è stata depositata anche per il pentito Fabio Tranchina, autista e guardaspalle di Giuseppe Graviano nei primi anni ’90, il quale avrebbe accompagnato Giuseppe Graviano a Giardini Naxos - che non risulta indagato nell’inchiesta per l’omicidio di Antonino Scopelliti - dove avrebbe trascorso un periodo di latitanza in un immobile procurato dagli ‘amici catanesi’. All’avvocato Colonna, il 30 maggio dello scorso anno, un uomo a volto coperto devastò lo studio professionale di Roma, sottraendo documenti e supporti informatici.
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