La Corte d’Assise di Catanzaro ha assolto dall’accusa di omicidio aggravato, detenzione illegale e porto in luogo pubblico di una pistola calibro 9×21 marca Grisan, corredata da due caricatori, l’imprenditore Salvatore Barone, di San Calogero, nel Vibonese. Insieme a lui sono stati assolti Antonella Restuccia e Natalina Sibio, che rispondevano dell’accusa di favoreggiamento personale.
Per i giudici, Salvatore Barone non ha concorso nell’omicidio di Domenico Valenti, ucciso a San Calogero a colpi di pistola il pomeriggio del 15 agosto 2016 mentre si trovava a bordo della sua Fiat Panda. Un delitto per il quale è già stato condannato in via definitiva a 12 anni, con un altro processo, Cosma Damiano Sibio, suocero di Salvatore Barone. Alla base del fatto di sangue, vecchi rancori per i confini delle rispettive proprietà di campagna.
Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Giovanni Vecchio, Sandro D’Agostino e Bruno Vallelunga. Un ruolo importante nel processo lo ha avuto anche l’ampliamento del quadro probatorio da parte della difesa, che ha depositato la testimonianza di un luogotenente dei Ros di Catanzaro, resa nel maxiprocesso Rinascita Scott alla ‘ndrangheta vibonese, il 16 novembre 2021. In quell’occasione l’ufficiale aveva illustrato in aula un’intercettazione nella quale Pasquale Gallone riferiva a Domenico Paglianiti una serie di condotte vessatorie che Domenico Valenti avrebbe posto in essere nei confronti di Cosma Sibio, poi condannato come autore del delitto.
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