di STEFANIA PAPALEO
Ucciso a sangue freddo e fatto sparire nel nulla. E sul colpevole per la Procura non c'erano dubbi. A sparare a distanza ravvicinata due colpi di fucile contro il 44enne Massimo Vona il 30 ottobre 2018 era stato Pierluigi Ierardi, il 32enne di Petilia Policastro arrestato all'alba del 25 gennaio 2021 nell'ambito dell'operazione Eolo, scattata contro la cosca di Petilia Policastro attiva anche a Cotronei..
Ergastolo, aveva invocato per l'imputato il pm Pasquale Mandolfino al termine della requisitoria sostenuta a gran voce a giugno nell'aula della Corte di Assise di Catanzaro. Oggi la sentenza: assoluzione con formula piena, emessa in accoglimento della tesi difensiva portata avanti dagli avvocati Pietro Pitari e Pierluigi Ruberto, forti anche della consulenza tecnica depositata dal dott. Antonio Andrea Miriello.
Cade così l'accusa di omicidio volontario supportata in aula dall'avvocato di parte civile Giovanni Ettore Silipo, che aveva ribadito la ricostruzione che vedeva Ierardi indossare il ruolo di esecutore materiale dell'omicidio della vittima, il cui nome è confluito nel lungo elenco di casi di lupara bianca in Calabria, non essendo stato mai rinvenuto il cadavere, ma l’8 novembre 2018 solo l'auto, una “Fiat Punto”, bruciata nelle campagne petiline.
Da lì le indagini avviate dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro e la ricostruzione dei fatti che avrebbero visto Vono cadere in una vera e propria trappola organizzata da Ierardi, che l'avrebbe attirato nella sua azienda agricola di Petilia Policastro, in località Scardiato, con il pretesto di fare chiarezza su una serie di atti intimidatori che Vona da tempo stava subendo. Salvo poi imbracciare il fucile e freddare Vona con due colpi di fucile, stando a quanto ipotizzato dagli inquirenti anche sulla base del racconto di un testimone che avrebbe lasciato la vittima, nel giorno della sua scomparsa, proprio davanti all’ingresso dall’azienda del presunto killer, per poi scappare via dopo che sentì degli spari provenire da lì vicino.
Tanto quando bastava alla Procura per incriminare Ierardi. Ma non sufficiente per la Corte di Assise di Catanzaro, presieduta da Massimo Forciniti (a latere: Giovanni Strangis), per condannare l'imputato, che è stato assolto con una sentenza le cui motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. Solo a quel puto la Procura valuterà l'opportunità di proporre ricorso in Corte d'Appello.
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