Onorevole presidente Santelli, le scrivo...

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Franco Cimino
  02 marzo 2020 21:27

di FRANCO CIMINO

Cara Iole, gentile signora Santelli, on presidente della Regione, fra i tanti che in queste settimane le scrivono per candidarsi a qualcosa o essere scelti, tutti per “amore” di questa terra, in qualche incarico da lei elargibile, consenta a me di darle alcuni consigli potendomi soffermare su qualche aspetto della questione che le sto per sottoporre. Il primo riguarda la scarsa fiducia che ho nutrito verso la sua personalità politica e il modo complesso, fortunoso e improvvisato, con cui ha raggiunto, senza alcun rischio e fatica, l’alto e gravoso incarico. Lei dirà che io non sono nessuno per la stessa ragione per cui io ho nutrito la prima mancanza di fiducia: in vent’anni di sua attività parlamentare l’ho vista pochissimo in Calabria, nel senso cioè di interessarsi, e conseguentemente battersi, alla soluzione dei gravi problemi che la affliggono. Io, e con me altre persone( non molte in verità), sono rimasto sempre qui, (fermamente e solitariamente democristiano)invecchiando più di dolore che di tempo, a battermi contro questa malapianta della indifferenza, dell’insipienza, dell’egoismo, dell’ignoranza, che hanno lasciato la nostra terra ultima in tutte quelle graduatorie europee, attraverso le quali si valuta il progredire di ogni regione d’Europa.

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Siamo gli ultimi, perché quella malapianta moltiplica i suoi rami e i suoi avvelenati frutti li matura in abbondanza in ogni stagione, mentre noi facciamo finta che ‘ndrangheta, corruzione, malaffare, povertà, arretratezza culturale, debolezza infrastrutturale, fragilità e permeabilità al male delle istituzioni, siano piccole e separate disgrazie piovute rovinosamente dal cielo, come quelle tempeste di pioggia e vento su cui tutti scarichiamo la responsabilità della rovina del territorio. Territorio che cade a valle, sui fiumi( non sempre viceversa), sui paesi, sulle terre dapprima già arse da non curata siccità. Io sono convinto, invece, che la pianta madre tutti questi mali produce, nutrendoli con il fiato senza ossigeno della politica. Questa politica che, nel corso degli ultimi vent’anni anni, ha ucciso i partiti e dalle informi scatolette, sul nulla costruite da uomini senza ambiziosi e senza scrupoli, ha fatto nascere un esercito di arrivisti privi di cultura e di senso delle istituzioni democratiche. Buona parte di questi “ soldati” lei se li troverà nel Consiglio Regionale, che si insedierà ufficialmente il prossimo nove marzo. È probabile che, come è successo in passato in analoghe situazioni, a gruppetti sparsi essi tenteranno di condizionare il suo lavoro se vorrà renderlo indipendente e libero dalle vecchie deprecabili logiche, che tanti danni hanno provocato anche alla morale.

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Le voglio, gentile Presidente, offrire anche un dato che le potrà essere utile nel superare quella che a tanti potrebbe apparire una contraddizione nel criterio di formare una giunta per solo due settimi da lei sottratta alla lottizzazione partitica. I partiti in Calabria non esistono. Me ne trovi uno solo che si sia comportato secondo le più elementari regole costituenti la struttura propria di una forma partito. I programmi? Nessuno ne ha prodotto di propri. Gli organi statutari liberamente eletti dagli associati? Nessun partito li ha costituiti. Assemblee per discutere di alleanze e candidature? Neppure una lontana parvenza. I candidati? Tutti iscritti nelle singole liste da coloro i quali delle stesse ne detenevano solo la rappresentanza legale. Criteri di selezione? Nessuno. Neppure quello della adesione al partito, attraverso una qualsiasi carta che lo comprovasse. Una qualche forma di militanza in esso, una certezza che quei candidati l’abbiano almeno votato in precedenza. E che ne so? una formale sottoscrizione di una sorta di contratto sulla durata della permanenza di quel candidato, specie se eletto, nel partito di riferimento. Abbiamo assistito nell’ultima elezione regionale alla peggiore transumanza che la più fervida fantasia potesse immaginare. Uomini e donne che sono disinvoltamente passati non da un partito a un altro, ma addirittura da uno schieramento a quello opposto. Il peggiore mercato di persone si è appena consumato sotto una parola che ormai non scandalizza più, trasformismo. Cosa nasconda questa febbre di conversione nessuno lo domanda, neppure a se stesso. Pensare che essa corrisponda alla volontà di mantenere impegni clientelari o di un genere diverso e più inquietante, non mi pare che rappresenti quella preoccupazione che a dir male si faccia peccato. Deve, invece, essere costante pensiero critico di chi si accinge a guidare i nuovi processi della politica calabrese. Lei a questi partiti non deve offrire assessorati sulla logica, già in sé deprecabile, di un tanto per ciascuno. Non può e non deve, anche per quella considerazione che i partiti non esistono. Ovvero, perché qui non sono tali da lasciarci pensare che nella giunta potranno essere rappresentativi di idee, programmi e interessi legittimi di diverse parti sociali del nostro popolo.

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Proceda, quindi, a nominare una giunta, tutta sua, composta da uomini e donne(meglio se provenienti dalla Politica vera), di cui lei, gentile prima signora di Calabria, possa rispondere personalmente. Uomini e donne le cui capacità le siano direttamente note, soprattutto per la loro, altrove, documentata qualità culturale e morale. Uomini e donne, che rappresentino una verità discontinuità con qualsiasi passato che abbia portato la Calabria al punto in cui oggi si trova. L’altro Consiglio che le offro, onorevole Santelli, nasce da una preoccupazione assai più grande. Essa riguarda la tenuta stessa del nostro fragile tessuto democratico o anche la tenue possibilità che lo stesso possa rafforzarsi, ché di democrazia ha più bisogno la nostra terra. E dell’aria e del mare e dei fiumi e dell’acqua, puliti. Per lei, che nel suo essere donna custodirà di certo sensibilità per il bello, aggiungo che la Calabria ha anche bisogno del suo cielo con il sole la luna e le stelle, dei suoi campi variopinti di fiori o del suo altissimo grano dorato. E del suo vento che dolcemente li muove. Come una carezza sulle ferite ancora aperte. Come gli occhi che guardano i nostri figli tornare. Valuti, con la mia stessa preoccupazione e quella di tanti osservatori sinceri, il grave contesto di molteplici divisioni che stanno aggravando la lunga drammatica emergenza calabrese. Parta da quella che ha diviso, in due parti quasi uguali, la Calabria al voto. Il quarantaquattro per cento che si è recata alle urne è contrapposto al cinquantasei che le ha disertate. Non dia retta a coloro che che attribuiscono questo fenomeno a un fattore fisiologico o, cosa ancora più risibile, ai tanti emigrati, per lavoro o per studio, che contenti vivono fuori dai nostri confini. Il fatto che più della metà non sia andata a votare e che l’altra, di poco inferiore, si sia distribuita tra quattro formazioni, fa del suo sessantadue per cento di voti, quel poco più del trenta per cento di calabresi che hanno fiducia nella sua persona. Tutto ciò, inserito in quel contesto di estraneità complessiva dei calabresi verso la politica e le sue decisioni, procura un problema che pure non le appartiene tutto personalmente. È il problema di come restituire ai calabresi la fiducia nelle istituzioni e di come la politica possa recuperare fiducia in se stessa. Onorevole presidente, metta questo tema al primo posto della sua agenda e consideri che se le riuscisse anche in parte di ricevere maggiore fiducia nella sua azione di governo, sarà più forte il suo fare e più credibile l’intera istituzione regionale. Faccia un atto di coraggio, lanci la sua intelligenza oltre l’ostacolo e il suo cuore dove non ci è arrivato nessuno che la sua memoria ricordi: unisca, in questa fase drammatica, la politica.

Qui da noi, in fondo allo stivale, per questa insistita strana perifericitá, la sua scelta diventerà fatto di rilevanza nazionale. Ha due facili strade per farlo. Una riguarda il suo programma di legislatura. Non se ne faccia confezionare uno qualsiasi dai tanti studi di progettazione territoriale che operano in Italia. Metta insieme, con le sue, le migliori idee dei suoi antagonisti alla carica di presidenza. Gliene indico alcune tra le più importanti: la riorganizzazione degli uffici attraverso una radicale riforma della burocrazia dell’Ente con il conseguente ricambio dei vertici operativi. Riforma, questa, presente sia nel programma di Callipo che in quello del prof Tansi, alla quale può aggiungere la parte riguardante la rigorosa moralizzazione della vita interna al palazzo della Cittadella, comune anche al pentastellato prof Aiello. Di Callipo, Tansi e Aiello, vi è anche la volontà di impegnare la regione sui temi della tutela della Bellezza e dei beni ambientali unitamente alla valorizzazione dei siti archeologici e alla promozione degli spazi culturali, su cui far muovere la macchina finora in panne del turismo. Su questi ultimissimi temi mi compiaccio che lei abbia già fatto delle scelte molto incisive e coraggiose. L’onorevole Callipo su proposta di quella mente geniale di Pino Nisticò, suo lontano predecessore oltre che studioso di chiara fama internazionale, che l’ha ideato in collaborazione con famosi scienziati d’oltre Oceano, ha posto al centro del suo programmai il progetto “ Calabria Silicon Valley”. È un progetto molto ambizioso per le idee innovative in esso contenuto, con il quale si potranno realizzare straordinari centri di eccellenza in tutta la regione, in particolare in aree accanto alle nostre quattro università. Questi Centri, doteranno la Calabria di strutture tecnologicamente avanzate nelle varie branche della sanità e della ricerca scientifica ad esse correlata.

È facile immaginare quanta ricchezza sarà prodotta, specialmente nel campo della valorizzazione di centinaia di giovani laureti e ricercatori che in Calabria resteranno, garantendosi una occupazione stabile e una professionalità di crescente rilievo, con la quale si potranno attivare scambi scientifico e culturali con le università del mondo intero. Ma, di questo disegno potrebbe meglio di dirle il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, che, per rafforzare la sua aspirazione a guidare la regione, lo aveva fatto proprio e portato alla attenzione di diverse realtà istituzionali che lo avrebbero potuto sostenere. Unisca quindi la Calabria partendo dalla politica, questa. E da quello che c’è. Per fare tutto ciò con convinzione e, soprattutto, per renderlo credibile, c’è bisogno di un grande gesto politico. Un gesto che solo i grandi della politica e le leadership autorevoli e forti, sono in grado di fare. Si proponga tra queste, ci provi. Chieda, anzi “ imponga” alla sua maggioranza di eleggere, all’unanimità dell’Assemblea, Pippo Callipo, leader riconosciuto della opposizione, alla presidenza del Consiglio. Tra l’altro lo merita la persona per la sua storia personale e anche per quel garbo con cui si è proposto di darle una mano attraverso una politica sana, quella del confronto e del dialogo. Della pacificazione e dell’unità in nome dei calabresi buoni, per la pace e la sconfitta definitiva di tutte le mafie e del male che esse incarnano. L’ho fatta lunga, ma a volte dire tanto non fa perdere tempo, neppure alle parole.

Buon lavoro presidente Santelli, sia il presidente di tutta la Calabria. Quella del riscatto e della speranza. Che attende solo di essere chiamata a battersi per liberarsi da ogni catena.

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