Operazione "Alibante". Le accuse al giornalista Motta non sono sufficienti per il gip: "Nessun accordo o sinergia con Bagalà"

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images Operazione "Alibante". Le accuse al giornalista Motta non sono sufficienti per il gip: "Nessun accordo o sinergia con Bagalà"
Pasquale Motta

Rigettata la richiesta di misura cautelare

  03 maggio 2021 14:20

di EDOARDO CORASANITI

Referente della cosca Bagalà, dominus, stratega occulto, uomo capace di mettere l'intera coalizione a disposizione della criminalità organizzata. Le accuse della Dda guidata da Nicola Gratteri nell'ambito dell'operazione "Alibante" sono schegge appuntite che si declinano con parole dure, durissime, per il  giornalista e politico Pasquale Motta.

 Ma per il gip Matteo Ferrante le contestazioni non trovano sufficiente conferma nell'attività di indagine, non esistono, non sono sufficienti per una misura cautelare che la Dda aveva chiesto. L'operazione "Alibante" questa mattina ha portato all'emissione di 19 misure cautelari, per i reati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, estorsione, consumata e tentata, intestazione fittizia di beni, rivelazione di segreti d’ufficio e turbativa d’asta. La Dda ha acceso i riflettori sui comuni di Falerna e Nocera Terinese, nel Lametino.

Anzi, scrive il giudice chiamato a valutare la necessità di sottoporre ad una misura cautelare un indagato, il quadro che emerge è completamente ribaltato: per le elezioni comunali di Nocera Terinese del 2018 non c'è stato nessun accordo, sinergia o campagna elettorale tra il presunto boss Carmelo Bagalà e il direttore responsabile di Lac news, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, la fusione degli articoli 110 (concorso) e 416 bis (associazione a delinquere di stampo mafioso) e che spesso viene utilizzato per mettere in mezzo politici, dirigenti, amministratori, professionisti. 

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Una sola cosa avrebbe accomunato Bagalà e Motta: entrambi avrebbero voluto far eleggere Massimo Pandolfo a sindaco di Nocera Terinese in modo tale per il giornalista da inserirsi " in maniera occulta nell'amministrazione comunale non potendo più candidarsi in prima persona, essendo oramai "bruciato" politicamente".  Circostanza che non fa uscire fuori nessun profilo di reato o di prospettiva criminale, richiamando perlopiù alle dinamiche interne della politica. Inoltre, lo stesso obiettivo sarebbe stato perseguito dall'ex sindaco "Luigi Ferlaino, di fatto non candidabile per aver già espletato due mandati da sindaco". 

Gli obiettivi sembrano essere comuni con Bagalà: i due (Motta e Bagalà, ndr) risultano "essersi mossi nella stessa traiettoria", con un "ma" che pesa come un macigno: "Indipendentemente l'uno dall'altro, ognuno mosso da fini propri", scrive il gip. 

Il magistrato inserisce come elemento a supporto di questa tesi un'intercettazione ambientale captata circa due mesi dopo le elezioni in questione, quando Carmelo Bagalà apprende dell'esistenza di un'indagine della Procura a carico suo e di Pasquale Motta.

Parlando della vicenda con un'altra persona, Carmelo Bagalà dichiara di non parlare con Motta da anni. La frase è dimostrata dal fatto che non sono emerse intercettazioni in cui le spie hanno captato colloqui o incontri tra i due:

"eh ... a me misono venuliadire che ... in Procura stanno indagando ... in Procura ... su di me e su ... Pasquale Motta ecco ••• io non ••• non gli parlo da tanti anni..."

Il giudice dell'indagine preliminare è netto: con ogni probabilità, Motta era perfettamente consapevole dell'interferenza di Bagalà all'interno della propria lista e del conseguente appoggio elettorale operato nei confronti di alcune persone in essa candidate" ma la condotta del concorrente esterno, per essere punibile, deve, "essere sostenuta dalla rappresentazione e accettazione del nesso funzionale tra la propria azione e il raggiungimento degli scopi dell'associazione". 

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