Fa luce anche sulla c.d. “Strage di Ariola”, l’operazione odierna della Dda di Catanzaro e dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Vibo Valentia. La strage è avvenuta il 25 ottobre 2003 quando sono stati uccisi in un agguato mafioso Francesco e Giovanni Gallace, titolari di un'impresa di movimento terra che stava effettuando dei lavori nella frazione Ariola del comune di Gerocarne, nelle Preserre vibonesi. I due si trovavano su un fuoristrada con due loro dipendenti, Stefano Barilaro e Antonio Chiera, quando vennero crivellati da 140 colpi di fucile semiautomatico, sparati da un commando uscito dalla boscaglia adiacente la strada comunale che collega la Statale 182 alla frazione Ariola. Il fuoco fu aperto quando il mezzo giunse in una curva, seguita da una piccola salita.
L'unico sopravvissuto fu Antonio Chiera, che riuscì a salvarsi gettandosi oltre una staccionata, lasciandosi cadere in un canalone. Non ebbe la stessa fortuna Barilaro: trasportato in ospedale a Catanzaro, morì a causa delle ferite riportate. La strage mise fine alla brutale catena di omicidi, ma solo fino al 2012. Tra le vittime, Francesco Gallace e Stefano Barilaro avevano precedenti penali, il primo per armi e traffico di stupefacenti, il secondo per rapina. Giovanni Gallace e Chiera erano invece incensurati.
L’operazione odierna mette in luce il ruolo di Francesco Gallace nella c.d. “Società di ‘ndrangheta dell’Ariola”, struttura mafiosa al cui vertice vi sarebbe stato il boss Antonio Altamura. Francesco Gallace avrebbe ricoperto un ruolo di spicco – stando alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – all’interno del “locale” di ‘ndrangheta, partecipando anche ai riti di affiliazione. Sarebbe stato eliminato per volontà del boss Bruno Emanuele, anche lui di Ariola, intenzionato a porsi quale nuovo “braccio armato” della struttura di ‘ndrangheta al posto dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo, uccisi l’anno prima nel 2002 dallo stesso Emanuele. Quali killer della strage di Ariola vengono indicati i fratelli Angelo e Francesco Maiolo di Acquaro, alleati al gruppo degli Emanuele in quanto intenzionati a vendicare gli omicidi del padre e dello zio (Rocco e Antonio Maiolo), uccisi negli anni ’90 dal gruppo dei Loielo alleati ai Gallace, questi ultimi negli scorsi anni attivi sul paese di Arena.
Alla strage avrebbe preso parte – secondo i collaboratori di giustizia – anche Gaetano Emanuele nella veste di organizzatore, allo stato irreperibile, e quindi anche Francesco Capomolla e Francesco Maiolo (cl. ’83), gli ultimi due cugini di Angelo e Francesco Maiolo (cl. ’79). Causale della strage anche la volontà dei clan Emanuele e Maiolo di riappropriarsi del controllo mafioso del territorio delle Preserre vibonesi.
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