di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
Un controllo asfissiante del territorio finalizzato al controllo delle attività boschive, dello spaccio di stupefacenti e capace di produrre anche testimoni di favore”.
Ad affermarlo è questa mattina ill procuratore facenti funzioni Vincenzo Capomolla, nel corso della conferenza stampa svolta presso la Procura della Repubblica di Catanzaro per rendere nota l’inchiesta giudiziaria denominata “Artemis” eseguita questa mattina nel territorio del circondario di Lamezia Terme e in altri centri del territorio nazionale dai carabinieri del comando provinciale di Catanzaro, con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, su un provvedimento cautelare emesso dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di 59 indagati (50 in carcere, 9 agli arresti domiciliari), sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati nei loro confronti, tra cui rispettivamente associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, anche aggravata dalle modalità e finalità mafiose, nonché in ordine ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose, quali estorsione, concorrenza illecita, “corruzione”, “favoreggiamento personale”, “falsa testimonianza”, “incendio”, “ricettazione”, “falso ideologico”, nonché in materia di armi e numerosi reati in materia di coltivazione, detenzione, e commercializzazione di sostanze stupefacenti.
“Un’organizzazione di ‘ndrangheta – spiega Capomolla - che operava in un’area interna compresa tra Vibo e Lamezia, in particolare a Maida e Cortale su cui aveva un controllo egemonico sul territorio di influenza sia su vicende specifiche, che sullo sfruttamento delle attività economiche in prevalenza legata allo sfruttamento boschivo. Un controllo capillare tanto da condizionare soggetti che andavano a testimoniare con dichiarazioni di favore a beneficio di uno degli imputati. Un controllo asfissiante anche l’attività legata a traffico di stupefacenti che si avvaleva dell’apporto di soggetti di altre aree territoriali che fornivano esperienze in riferimento agli impianti delle piantagioni e al finanziamento, quanto alle forniture di grossi quantitativi di cocaina. Il controllo del territorio consentiva di avviare piantagioni nella zona, ma anche a Mesoroca godendo della compiacenza di alcuni carabinieri interessanti dalla misura cautelare individuati grazie alla capacità investigativa”.
Dal canto suo, il colonnello dei carabinieri Giuseppe Mazzullo entra nel dettaglio: “Tre distinti sodalizi in stretta collaborazione che operavano nel mondo del traffico di stupefacenti. Una operava a Lamezia ed era dedita al traffico, un’altra è aggravata dalle modalità mafiose e si concentrata nella coltivazione di cannabis, la terza esercitava un controllo del territorio tra Vibo e Catanzaro mortificando attività imprenditoriali soprattutto boschive ed era dedita alla coltivazione di cannabis e spaccio di grandi quantità di marijuana e cocaina. Sono state accertate inoltre aderenze con esponenti delle forze dell’ordine colpiti da misura cautelare e ricostruite le responsabilità dei soggetti colpiti dal provvedimento. Spaccio al dettaglio anche a domicilio a qualsiasi ora del giorno e della notte in più punti, a Lamezia Terne”.
Infine, il tenente colonnello Gianluca Zara aggiunge: “Le indagini sono partite dallo spaccio al dettaglio con l’arresto di un piccolo spacciatore che riforniva una delle piazze di spaccio a Lamezia, a partite dal novembre 2021. Dopo due anni di indagine abbiamo ricostruito la filiera di approvvigionamento, rifornimento, produzione e spaccio al dettaglio anche per i semi per la coltivazione della “cannabis indica” con valori di principio attivo estremamente elevato oltre il 10 per cento. Questa notte nell’attività esecutiva è stato impiegato un dispositivo massiccio di forze dell’ordine provenienti da tutta la regione: lo squadrone cacciatori, il nucleo di Vibo e unità cinofile. Alcune misure sono state eseguite a Novara, Genova Torino e Pistoia. Un’attività che si è diffusa in piena sinergia tra reparti dell’arma”
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