Oltre due ore di interrogatorio davanti al Giudice del'indagine preliminare che seguono lo stesso filo conduttore: il rigetto delle accuse di corruzione mosse dalla Procura della Repubblica di Salerno.
Massimo Sepe (difeso dall'avvocato Tiziano Saporito), cancelliere della Commissione Tributaria e indagato nell'ambito del secondo filone di "Genesi", respinge le accuse contestagli giovedì scorso dalla Dda della città campana. L'indagine è figlia di quella principale che lo scorso 15 gennaio ha puntato i riflettori su un presunto giro di corruzione in atti giudiziari che vede al centro l'ex giudice della Corte d'Appello di Catanzaro e presidente della Commissione tributaria, Marco Petrini.
Favori (anche sessuali), soldi, cibo e altro che ruotavano attorno a sentenze e provvedimenti da aggiustare. Capi d'accusa confermati anche dallo stesso Petrini davanti ai pm di Salerno e che successivamente hanno aperto a nuovi scenari giudiziari. (LEGGI QUI). Uno di questi è proprio l'indagine a carico del cancelliere indagato, Massimo Sepe.
E' il 27 febbraio scorso quando la Guardia di Finanza entra nei locali della Commissione tributaria di Catanzaro, su corso Mazzini, e notificano il decreto di perquisizione a Sepe: ore di perquisizioni finalizzate a trovare i riscontri alla ricostruzione dell'accusa, che lo avrebbe visto consegnare a Petrini " orologi preziosi del tipo Panerai, Hublot, Rolex gmt master e Cartier in cambio del suo interessamento finalizzato ad ottenere l'accoglimento dei ricorsi presentati dai contribuenti avverso gli avvisi di accertamento dell'agenzia delle Entrate e della Guardia di finanza" (LEGGI QUI).
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