di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
“Una 'ndrina quella dei Tallarico capace di controllare le attività lecite e illecite del territorio di Casabona con l'appoggio del sindaco e di un esponente della Giunta”.
Così racconta il procuratore della Repubblica facenti funzioni Vincenzo Capomolla nel corso nella conferenza stampa svolta questa mattina nella sede della Procura della Repubblica di Catanzaro convocata per rendere nota l’operazione Nemesis, eseguita dai carabinieri in seguito all‘ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta dalla Procura della Repubblica – direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di 10 persone gravemente indiziate a vario titolo per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, furto aggravato dal metodo e dalle finalità mafiose.
“La misura cautelare effettuata oggi nei confronti della cosca Tallarico di Casabona evidenzia quanto sia pervasivo il controllo da parte delle organizzazioni criminali. E’ stata accertata l’operatività della ‘ndrina locale che controllava tutto il territorio nelle attività lecite e illecite, compreso il mercato delle sostanze stupefacenti e le attività imprenditoriali svolte direttamente dalla cosca, capace di avvalersi dell’appoggio di esponenti dell’amministrazione comunale rappresentate dal suo vertice e da un componente della giunta comunale che dimostrano l’adesione rispetto agli obiettivi strategici fin dalle fasi precedenti alle elezioni e poi successivamente nell’esercizio delle attività amministrative favorendo la cosca stessa”.
E aggiunge: “La nuova cosca rappresenta un nucleo di ‘ndrangheta su base familiare, sebbene un esponente della famiglia già in passato era stato coinvolto in un’altra inchiesta giudiziaria (operazione Stige) a Cirò e sta espiando una lunga. Il comune di Casabona era stato già sciolto nell’operazione Stige per infiltrazione mafiosa perché c’era stato il coinvolgimento di un soggetto che ricopriva un ruolo nell’ente stesso che ha comportato lo scioglimento. Purtroppo nella competizione elettorale immediatamente successiva al commissariamento dell’ente si è registrata questa contaminazione che ha evidenziato il rapporto indebito tra esponenti criminali con esponenti delle istituzioni”.
Dala canto suo, il comandane provinciale dei carabinieri di Crotone Raffale Giovinazzo afferma che “gli accertamenti di una nuova ‘ndrina capace di dialogare con altre cosche importanti come quelle di Papanice, Cirò e Cirò marona fino a Petilia Policastro dimostrano la sua capacità di raggiungere interessi economici e il controllo del territorio. Il secondo aspetto riguarda i rappresentanti delle istituzioni che in determinati casi si piegano al volere della cosca perseguendo le finalità della cosca senza così fare gli interessi dei cittadini”.
Questo aspetto prosegue il colonnello “mette in evidenza l’importanza di avere sul territorio reparti dei carabinieri quale unico presidio dello Stato per fare il contrasto alle cosche che sono egemoni sul territorio appoggiata in questo caso dal primo cittadino della comunità”.
E poi dice: “L’ordinanza documenta il patto tra il primo cittadino che ha preso il 62 per cento dei consensi e i rappresentanti della cosca con la promessa di elargire benefici successivi. Parliamo di soprusi in danno al cittadino comune che vanno dall’assegnazione di una casa popolare ad un soggetto che non ne aveva diritto, all’assunzione personale senza diritto, allo sfruttamento del terreno in cui insistevano le attività della cosca in barba alla decadenza dichiarata dalla commissione straordinaria di attività e convenzioni che giustificassero quei territori”.
Presente alla conferenza stampa anche il tenente colonnello Angelo Maria Pisciotta, nuovo comandante del Reparto operativo del Comando provinciale di Crotone
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