Di TERESA ALOI
Due famiglie, alleate tra di loro. Due nuclei familiari legati anche da vincoli familiari, per il controllo della zona delle Serre catanzaresi.
Da una parte i Chiefari, dall’altra gli Iozzo. I primi, dediti alle attività economiche ed imprenditoriali di vario genere (movimento terra,, fornitura di materiale inerte per l’edilizia, allevamento di bestiame, ristorazione e tanto altro); i secondi, che materialmente hanno la disponibilità di armi di uso comune e da guerra, dediti, in particolare, insieme alle attività delittuose di carattere estorsivo ai danni di commercianti ed imprenditori boschivi e o edili, all’attività di traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e cocaina oltre ad avere interessi anche nel settore del movimento terra attraverso soggetti prestanome o con i quali, risultano di fatto, avere la disponibilità di mezzi per i, trasporto di materiale inerte.
Due articolazioni della consorteria di ‘ndrangheta che ha come suo riferimento il sodalizio facente capo a Vincenzo Gallace e Carmelo Novella.
Lo scrivono a chiare lettere i magistrati nell’ordinanza scaturita dall’ultima inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri e sfociata all’alba di oggi nell’operazione - nome in codice “Orthrus” - condotta dai carabinieri che ha portato all’arresto di 17 persone .
Conversazioni captate. Tante. E pedinamenti, appostamenti, altrettanto. Per arrivare a dimostrare che entrambe le famiglie erano a conoscenza delle dinamiche interne di ciascuna di esse, intervenendo in qualità di mediatori per salvaguardare gli interessi reciproci.
LE DICHIARAZIONI DEI COLLABORATORI - Un ruolo di primo piano lo giocano le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Tutti, "forniscono - si legge nell'ordinanza - un notevole apporto conoscitivo circa l'esistenza e l'operatività del sodalizio costituito dalle due articolazioni, Iozzo e Chiefari, radicato nell'entroterra dell'area di Soverato e in particolare nei Comuni di Chiaravalle centrale, Torre di Ruggiero, e zone limitrofe, legati alla cosca Gallace di Guardavalle". Riferiscono come "gli Iozzo costituiscano un autonomo gruppo criminale della zona di Chiaravalle Centrale con a capo Mario, detto Marino." O come "per l'esecuzione delle rapine dovevano chiedere il permesso a Chiefari di Torre di Ruggiero e agli Iozzo, i quali erano sempre presenti sul territorio e dovevano essere a conoscenza di tutto ciò che accadeva". E ancora riferiscono " di riunioni tra esponenti di 'ndrangheta dell'area, tra cui quelli di Torre di Ruggiero e di Chiaravalle".
LA POSIZIONE DEI SINGOLI INDAGATI
MARIO IOZZO - E' ritenuto dagli investigatori un elemento di spicco del gruppo criminale. La sua affiliazione avvenne, secondo il racconto di un collaboratore "durante una cerimonia a casa di Umberto Lentini". Affiliazione a cui si oppose Antonio Chiefari, in virtù dell'imminente matrimonio del primo con una sua nipote (Mario Iozzo è sposato con la figlia di una sorella di Chiefari) e perché temeva che i fratelli Iozzo potessero , dato il numero elevato, prendere il sopravvento. Una riconosciuta autorità sul territorio, la sua: è Mario Iozzo a pianificare con il fratello Giuseppe Gregorio, le attività delittuose da realizzare.
LUCIANO IOZZO - E' sempre un collaboratore a riferire, per averlo saputo direttamente dagli interessati, che i fratelli Giuseppe e Luciano Iozzo erano stati "iniziati" alla 'ndrangheta nel periodo di comune detenzione con Antonio Chiefari che avrebbe presieduto alle relative cerimonie. Un ruolo di vertice, il suo.
GIUSEPPE GREGORIO IOZZO - Fratello di Mario, Luciano e Gianfranco "è elemento di spicco del sodalizio criminale". Insieme al fratello Marino "individua la strategia criminale da attuare sul territorio". Pianifica con il nipote Raffaele l'incendio di alcuni mezzi di un imprenditore della zona. E' lui a riferire la sua intenzione di uccidere due componenti della famiglia Sestito con cui i rapporti erano pessimi, avendo questi ultimi tentato di uccidere i fratelli Iozzo.
RAFFAELE IOZZO - Figlio di Mario è "intraneo al sodalizio partecipando attivamente alla realizzazione di attività dilettuose per come predisposte dal padre e dallo zio Giuseppe". E' "esperto conoscitore delle dinamiche criminali della famiglia nonché dei fatti di sangue che hanno colpito il territorio con particolare riferimento al contrastro con la cosca Sia- Procopio- Tripodi".
ANTONIO REI - Conosciuto come "u bellino", uomo di fiducia dei fratelli Iozzo. In una conversazione Marino Iozzo dice "u bellinu lo comandi di fare una cosa va come il vento" : in lui gli Iozzo riponevano estrema fiducia".
MARCO SASSO - Gode della fiducia di Giuseppe Iozzo, assiduo frequentatore della casa di quest'ultimo, così come emerge all'esito delle intercettazioni nonché dell'attività di osservazione e controllo.
DAMIANO FABIANO - E' inserito nel sodalizio e partecipa alle attività dilettuose e ad alcuni atti intimidatori su indicazione di Giuseppe Iozzo.
GIUSEPPE MARCO MARCHESE - E' a disposizione della consorteria. In una conversazione c'è chi lo definisce un "picciotto" di Marino. ha frequenti contatti con Mario e Raffaele Iozzo.
ANTONIO CHIEFARI - Una storia criminale lunga la sua. Referente criminale della zona di Cardinale e zone limitrofe "alla pari di Vallelunga Damiano, in relazione alla realizzazione della Trasversale delle Serre". Nelle carte viene definito "soggetto dotato di prestigio, carisma e potere 'ndranghetistico autonomo, avente influenza nel territorio dei comuni di Torre di Ruggiero e Cardinale". Secondo le dichiarazioni di un collaboratore, "insieme ai fratelli Iozzo percepivano somme a titolo estorsivo dagli imprenditori impegnati nella costruzione della superstrada denominata "Superstrada delle Serre" nell'ordine di alcuni milioni, all'epoca, di lire". Le imprese riconducibili a lui erano ugualmente impegnate nella costruzione della grande opera mediate la società Euroscavi ed Eurocostruzioni, successivamente colpite dalla interdittiva antimafia. Controlla il territorio "anche la gestione degli spazi alla fiera della "Madonna delle Grazie".
VITO CHIEFARI - Figlio di Antonio ha, anche lui, un ruolo di vertice all'interno della consorteria riconducibile al padre. Partecipa alle attività economiche ed imprenditoriali della famiglia attraverso le società Euroscavi ed Eurocostruzioni. "Mi sto stufando ormai...non mi lasciano neanche lavorare, insomma non si può andare avanti! mi hanno inviato un'interdittiva che era contro di noi... antimafia.. ma insomma!" spiega al telefono dopo l'emissione del provvedimento.
DANIELE ALEXANDR - "Sasha" "è stabilmente inserito nell'ambito del sodalizio riconducibile agli Iozzo e per loro provvede allo spaccio delle sostanze stupefacenti".
SALVATORE RUSSO - Detto "u porco". Acquirente abituale di sostanze stupefacenti soprattutto da Giuseppe Iozzo, nonché spacciatore per conto del sodalizio. " Numerosi i contatti e le conversazioni con gli Iozzo che hanno ad oggetto l'acquisto di sostanze stupefacenti".
ANTONIO GULLA' - Addetto allo spaccio delle sostanze fornite da Giuseppe e Raffaele Iozzo. "Ha una propria rete di clienti a cui proporre in vendita lo stupefacente su specifica indicazione, quanto a prezzi e modalità di Raffaele Iozzo".
ANDREA MAIDA - "U babbo". Referente per lo spaccio di droga nella zona di Soverato. "Si rifornisce di sostanza stupefacente dagli Iozzo, Raffaele e Giuseppe, per poi provvedere alla vendita al dettaglio presso propri conoscenti".
MARCO CATRICALA' - Ha un ruolo operativo in riferimento allo spaccio dello stupefacente facente capo a Giuseppe e Raffaele Iozzo".
GIOVANNI GIUSEPPE IOZZO - "U lupo". Uomo di fiducia di Raffaele Iozzo. Allo stesso egli affida il mercato dello spaccio nel periodo in cui si assenta per andare in Svizzera. "Mette a disposizione il ristorante della madre per favorire gli incontri di Giuseppe Iozzo con i suoi fornitori".
ANTONIO MAIOLO - Stabile fornitore di sostanza stupefacente in favore del sodalizio riconducibile agli Iozzo. "Da alcune conversazioni si evince come Raffaele Iozzo si relazioni con il Maiolo con molto rispetto e timore dovendosi anche giustificare per non aver risposto al telefono".
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