di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
“Decine di estorsioni ai danni di attività commerciali ed imprenditoriali e pieno controllo del traffico degli stupefacenti sul territorio cosentino”.
Così il procuratore vicario della Procura della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Capomolla riassume il quadro criminale che questa mattina ha fatto scaturire l’operazione “Recovery” nei confronti di 142 indagati a Cosenza ed in altri centri. Reati di associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravato dalle modalità e finalità mafiose, nonché in ordine ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose. Sono questi i presunti reati per cui le forze dell’ordine questa mattina hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare, emessa dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro.
“Un lavoro di stretta collaborazione tra la Procura di Catanzaro e quella di Cosenza – sottolinea Capomolla – che evidenzia le convergenze di energie nelle indagini. La misura cautelare riguarda una parte dei soggetti che non sono stati interessanti dall’ordinanza di misura cautelare nel procedimento penale “Reset” con riguardo all’associazione e confederazione di ‘ndrangheta presente e operativa sul territorio di Cosenza”.
E ancora: “L’altro aspetto predominante dell’attività investigativa è quello dell’associazione del traffico di droga e del commercio capillare sul territorio che evidenzia il monopolio nell’area cosentina che viene definito un sistema controllato dall’organizzazione con canali di approvvigionamento sul reggino”.
Dal canto suo il Questore di Cosenza Giuseppe Cannizzaro afferma: “Il contesto tratteggiato dal procuratore descrive una situazione di pressione esercitata da un’organizzazione mafiosa su un territorio che oggi ha avuto una risposta da parte dello Stato. Siamo soddisfatti per il risultato che rappresenta una risposta concreta ai cittadini onesti”.
Il colonello Agatino Saverio Spoto, comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza sottolinea “la costante attenzione investigativa che le forze di polizia stanno mantenendo sulla provincia di Cosenza con l’obiettivo di scardinare un’organizzazione fatta di gruppi confederati tra loro che vogliono fare profitto attraverso attività illecite”.
Il comandante provinciale della Guardia di Finanza provinciale di Cosenza, Giuseppe Dell’Anna, ribadisce che “questa operazione dimostra che Cosenza non è esente dal fenomeno della criminalità organizzata e subisce una forte pressione. Ma ci siamo anche noi insieme alle altre forze dell’ordine che abbiamo consentito il raggiungimento dell’operazione odierna grazie al coordinamento tra le procure. Noi in particolare abbiamo approfondito il traffico di sostanza stupefacenti e il recupero crediti”.
Marco Garofalo, dirigente della Prima divisione del servizio centrale operativo delle Polizia di Stato, afferma un impegno costante sul territorio e uno sforzo corale per debellare la criminalità”.
Giovanni Piscopo, comandante nucleo investigativo del comando provinciale carabinieri di Cosenza, ricorda che “l’attività investigativa si è sviluppata su diversi livelli. Vorrei sottolineare lo sforzo dei militari a costo di sacrifici personali ed esposizione al rischio”.
E infine Gabriele Presti, dirigente della squadra mobile di Cosenza, spiega che “lo spaccio di sostanze era a completo appannaggio dei clan egemoni sul capoluogo bruzio e nell’hinterland e non c’era nessuno spazio per la libera iniziativa criminale. I vertici avevano a cuore che tutto funzionasse alla perfezione e avevano adottato una sorta di mutuo soccorso tra loro in caso di necessità. Il lavoro di ricostruzione di questa ragnatela ha determinato l’impego delle Polizia di Stato con tutti i mezzi a disposizione. Sono stati messi in evidenza anche episodi molto cruenti nei confronti di alcuni soggetti”.
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