
Questa notte, i Carabinieri – su disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Catanzaro – hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Francesco Bruno, ritenuto a capo dell’omonimo clan con base a Vallefiorita e zone limitrofe. Il provvedimento si inserisce nell’ambito del procedimento “Scolacium”.
La misura cautelare segue la recente condanna, in primo grado, a 11 anni e 8 mesi di reclusione, inflitta pochi giorni fa dal Gup di Catanzaro.
Va tuttavia ricordato che il percorso processuale di Bruno è stato già segnato da precedenti vicissitudini cautelari: la prima ordinanza di custodia fu annullata dalla Corte di Cassazione, su ricorso dei difensori; l’annullamento fu a sua volta confermato dal Tribunale del Riesame;
nel corso di tali anni, Bruno fu sottoposto al regime di detenzione speciale 41-bis.
Nel frattempo, in sede di appello bis del procedimento denominato “Operazione Jonny” — instaurato dalla DDA di Catanzaro per presunte infiltrazioni mafiose in appalti, gestione migranti e accoglienza — la Corte d’Appello ha assolto Francesco Bruno dall’accusa di essere “vertice del clan di Vallefiorita”. L’assoluzione è intervenuta dopo che l’indagato aveva scontato complessivamente sette anni di custodia cautelare in carcere.
La sentenza Scolacium è la prosecuzione del processo Jonny, e secondo l’accusa il Bruno avrebbe infatti continuato ad impartire ordini agli affiliati dal carcere ove era ristretto.
Bruno è assistito dagli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Lomonaco, che hanno già annunciato l’intenzione di proporre appello non appena saranno depositate le motivazioni della sentenza di condanna e, nel frattempo, impugneranno anche la nuova ordinanza cautelare.
Fino a pronuncia definitiva, Francesco Bruno deve considerarsi innocente. Tutte le contestazioni mosse a suo carico saranno oggetto di verifica in contraddittorio davanti all’Autorità Giudiziaria competente.
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