di TERESA ALOI
Cinquanta anni, nato in Germania e residente a Girifalco, centro delle Preserre alle porte del capoluogo di regione. Michele Marinaro, è un maresciallo della Guardia di Finanza (in servizio presso la Sezione Operativa della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro e successivamente alle dipendenze della Presidenza del Consiglio) e il suo nome compare nell’ordinanza scaturita dall’operazione “Scott Rinascita”.
Di lui gli investigatori scrivono che avrebbe “concretamente contribuito, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa denominata 'ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Vibo Valentia e su altre zone del territorio calabrese, nazionale ed estero associazione che si avvale della forza d'intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva”.
E’ lui a fornire “in modo sistematico, ai vertici dell'associazione per il tramite dell'avvocato Giancarlo Pittelli - con il quale era in duetto e costante contatto e cui garantiva totale disponibilità - ed in ragione del suo ruolo notizie sulle attività investigative in atto nei confronti degli esponenti della 'ndrangheta vibonese, commettendo si legge nelle carte dell’accusa - anche specifiche rivelazioni del segreto d'ufficio ovvero raccogliendo, indebitamente e fuori verbale, tali informazioni da collaboratori di giustizia la cui escussione gli veniva delegata dall'Autorità giudiziaria in maniera esorbitante rispetto alla delega ricevuta ed al contesto investigativo in cui era stata conferita”.
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