Operazione "Scott-Rinascita", le pressioni e le minacce delle donne del clan sul pentito

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Nicola Gratteri (la conferenza stampa)
  20 dicembre 2019 15:13

di TERESA ALOI

Cognome Mancuso, nome Emanuele. Appartenente alla famiglia Mancuso per vincoli di sangue perché figlio del noto boss Pantaleone Mancuso detto l’Ingegnere, fornisce agli inquirenti un quadro aggiornato all'attualità degli equilibri interni alla “Famiglia Mancuso” e ai legami con le altre cosche.  “E’ proprio lui - per gli investigatori - a confermare che il capo, Luigi, è il leader indiscusso e viene definito il Supremo”. E’ lui, che, ad un certo punto decide di collaborare con la giustizia. 

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Ed è qui che entrano in gioco le donne. Già, le donne che ricoprono un ruolo certo non da secondo piano.  

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«Emanuele Mancuso ha deciso di parlare con noi – ha detto il procuratore Nicola Gratteri oggi a Vibo Valentia – poi, ad un certo punto abbiamo visto  che ha iniziato  quasi a balbettare".  Un particolare che non deve essere sfuggito agli investigatori che spiegano di aver  messo sotto controllo, lui e i familiari ". Per capire di più. Per avere la conferma di quanto già sospettato. "Ed infatti abbiamo  notato che vi era un canale segreto, riservato, informale, che consentiva di fare pressioni psicologiche".

Sono la mamma, Giovannina Ortensia del Vecchio, e la zia Rita Rosaria Del Vecchio ad esercitare su di lui pressioni psicologiche. Prima con la promessa di dargli i soldi e di “spedirlo in Spagna per rifarsi una vita e poi alzando il tiro minacciandolo di non fargli vedere la bimba, piccolissima  che  aveva avuto dalla compagna. Loro, che avrebbero spedito al giovane una foto della sua bambina in braccio a Giuseppe Mancuso, fratello di Emanuele Mancuso.   

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Adesso, per quelle minacce, i carabinieri di Vibo Valentia, con il coordinamento della Dda di Catanzaro, hanno arrestato mamma e zia del giovane, Giovannina del Vecchio, di 51 anni, e Rosaria Del Vecchio (54) poste ai domiciliari. L'ordinanza è stata notificata in carcere anche al fratello del collaboratore, Giuseppe Salvatore Mancuso (30) detenuto da alcune settimane dopo un anno di irreperibilità. I tre sono accusati di subornazione. Per la ex compagna del pentito Nensy Chimirri è stato disposto il divieto di dimora.

"Non ci può essere onore in una simile vicenda, non ci possono essere valori, non ci può essere umanità nel minacciare una cosa del genere" hanno detto il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Bruno Capece, quello del Reparto operativo Luca Romano e gli ufficiali del Nucleo investigativo Valerio palmieri e Alessandro Bui incontrando i giornalisti.
"Specialmente - hanno aggiunto - se la condotta è perpetrata dai tuoi stessi familiari che adesso sono stati arrestati o indagati da quella Dda alla quale Mancuso si era rivolto chiudendo con quel passato criminale che, a dispetto della giovane età, era già abbastanza lungo e intriso di violenza".
Le persone coinvolte nell'indagini, sono indagate, a vario titolo, anche di possesso di armi, minacce, favoreggiamento. Arrestato anche Francesco Paolo Pugliese (18) che avrebbe aiutato Giuseppe Mancuso a rimanere irreperibile.
Complessivamente le persone indagate sono dieci ma per gli altri il gip non ha emesso un provvedimento. Tra loro anche Pantaleone Mancuso, di 58 anni, detto "l'Ingegnere", boss e padre del pentito. 

"Questa storia deve far capire che le regole sono per gli utili idioti che entrano a far parte della 'ndrangheta mentre i capi non le osservano ed il messaggio devastante che deve insegnare ai quei giovani che pensano che si tratta di un mondo dorato, è che non c'è onore nella 'ndrangheta" ha aggiunto  il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri .
"Operazioni come quella di ieri e quella odierna - ha aggiunto il magistrato - fanno comprendere alla gente che riusciamo ad avere un buon controllo della situazione e a stare sul pezzo su ogni territorio. Chi è nel dubbio se collaborare o meno, può iniziare a pensare che è l'occasione giusta per cambiare vita".

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