Ossigenoterapia domiciliare, col nuovo appalto decine di lavoratori calabresi a rischio

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  12 marzo 2024 14:19

Il destino di almeno la metà di oltre 100 lavoratori nell'ambito dell'ossigenoterapia domiciliare in Calabria sarebbe a forte rischio. Si tratta di quel personale che trasporta (fisicamente) i dispositivi (solitamente le bombole) per l'ossigeno a casa dei pazienti che soffrono di insufficienza respiratoria cronica. L'allarme è scattato leggendo i dettagli del nuovo appalto regionale, la cui procedura è in corso di svolgimento. 

La stazione unica appaltante ha predisposto, a seguito dell'approvazione del quadro economico da parte della struttura commissariale (pari a 39,8 milioni di euro), i documenti di gara. Tre i lotti: il primo destinato all'Asp di Cosenza, il secondo che include le Asp di Catanzaro, Vibo e Crotone e il terzo per l'Asp di Reggio Calabria. Le offerte - il termine per la presentazione è dietro l'angolo - saranno presentate dalle grandi aziende del settore che immettono sul mercato questi dispositivi e che, per la distribuzione, si affidano a micro-attività locali. Dove nascerebbe il problema? Il capitolato speciale d'appalto non conterebbe alcuna clausola sociale e, dunque, per le imprese aggiudicatarie non ci sarebbe alcun vincolo di mantenimento dei livelli occupazionali pregressi. 

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Al momento, i trasportatori attivi in Calabria sono 104. Tutte famiglie su cui è piombato un grosso punto interrogativo. Hanno deciso di organizzarsi costituendo il comitato "Trasportatori Ossigeno Medicale Regione Calabria", presieduto da Pasquale Berlingò. Molti lavoratori sono giovani e con figli piccoli e sono preoccupati di rimanere senza reddito. "Abbiamo lavorato duramente in questi anni. Durante il Covid eravamo quelli in prima linea, in casa delle persone. Ora rischiamo di rimanere senza lavoro. Senza un impiego dove dovremmo andare se non al Nord?", questi sono i sentimenti comuni che si respirano nel comitato. 

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In ogni caso, non intendono mollare. Rappresentati dall'avvocato Giuseppe Pitaro, hanno chiesto un incontro con il presidente  Roberto Occhiuto per spiegare le loro ragioni. "Non è possibile creare un disagio sociale di queste proporzioni in una terra già difficile come la Calabria", è l'amara sintesi dello stato d'animo di molti. (g.r.)

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