di EDOARDO CORASANITI
Otto anni ma non è cambiato niente: il dolore, forte e profondo, non è mai svanito. Filippo Ceravolo è stato ucciso per errore in un agguato di 'ndrangheta tra il clan Loielo e quello degli Emanuele il 25 ottobre 2012 sulla strada che conduce a Pizzoni.
Il padre e la madre e il resto della famiglia non hanno smesso di pensarci un attimo della loro vita, trasformando quella ferita in una cicatrice, quella cicatrice in una lotta contro la violenza della 'Ndrangheta e per ottenere giustizia.
Martino, il padre di Filippo, ripete la parola "giustizia" come qualcosa che oggi sembra una montagna da scalare e inarrivabile: "Noi crediamo nelle istituzioni, nella magistratura e nelle forze dell'ordine. Siamo fiduciosi ma ogni volta che vediamo e leggiamo una nuova operazione di contrasto alla criminalità organizzata ci chiediamo: "Quando tocca a quella di nostro figlio?".
Domanda lecita per chi ha perso un figlio e che dopo 8 anni si trova a dover partecipare, di nuovo, alla cerimonia di ricordo e commemorazione. L'appuntamento è per domenica alle ore 17 nella chiesa di San Domenico, a Soriano. Parteciperanno i vertici della magistratura, delle forze dell'ordine, associazioni giornalisti e chi negli anni ha dimostrato sensibilità e vicinanza al tema.
"Non è giusto che la facciano franca e io in questi anni ho pensato anche di uccidermi ma non l'ho fatto perché devo lottare per Fabrizio", ha aggiunto Martino Ceravolo, che nella sua battaglia è accompagnato dall'avvocato Michele Gigliotti.
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