di PAOLO RUBINO
Sono attese entro la fine della prossima settimana le candidature per la prossima presidenza di Confindustria. Per la linea di partenza non dovrebbero esserci sorprese rispetto allo scenario fin qui delineato dalle indiscrezioni: cinque industriali in corsa; una donna, Licia Mattioli, poi Carlo Bonomi, Andrea Illy, Emanuele Orsini, Giuseppe Pasini. Sarà solo una prima griglia che non sbarrerà la strada alla possibilità di altre candidature dalla base: per cinque settimane verrà scandagliato il clima in tutte le articolazioni del sistema di rappresentanza degli industriali per sondare come si muove il consenso e far così emergere eventuali nuovi nomi.
A gestire questa fase, delicata per i meccanismi e le sensibilità interni in via dell'Astronomia, saranno i 'tre saggi': la nomina, per sorteggio in consiglio generale da una rosa di nove industriali, ha segnato l'avvio dell'iter che porterà a fine marzo alla designazione in consiglio del futuro presidente, ed a fine maggio all'elezione nell'assemblea privata di Confindustria. Il giorno dopo il nuovo leader degli industriali (successore di Vincenzo Boccia, alla fine dei quattro anni di un mandato che per statuto non è rinnovabile) farà il suo debutto pubblico all'assemblea annuale. Sono una imprenditrice umbra e due veneti i "saggi" della "commissione di designazione": Maria Carmela Colaiacovo, Andrea Tomat e Andrea Bolla.
Nella prima settimana dall'insediamento (che sarà probabilmente già domani) riceveranno le autocandidature di industriali che dovranno dimostrare di poter già contare su una buona base di consenso certificata dalla firma dei primi sostenitori (pari almeno al 10% dei voti assembleari o al 10% dei componenti del Consiglio Generale). I saggi saranno poi i notai, ma anche con un ruolo attivo, di riflessione e di stimolo, del gioco delle alleanze e degli equilibri: si apre una partita ancora tutta da giocare per arrivare, probabilmente, a delineare una sfida finale a due. Gli stessi cinque candidati potrebbero coalizzarsi in alleanze puntando a ticket presidente-vicepresidenti per la prossima squadra di vertice.
La candidatura del leader di Assolombarda, Carlo Bonomi, era stata la prima ad essere accreditata dai rumors, e con larghissimo anticipo, quando tra le indiscrezioni in via dell'Astronomia non si escludeva che dopo due sfide all'ultimo voto (prima tra Alberto Bombassei e Giorgio Squinzi, poi tra Alberto Vacchi e Vincenzo Boccia) fosse oggi possibile puntare su un candidato unico. L'ipotesi è naufragata dopo la sfida arrivata da Brescia, dall'industriale dell'acciaio Giuseppe Pasini: la sua mossa ha spinto al lavoro tutte le diplomazie sul territorio per evitare una spaccatura tra industriali lombardi ma, ad oggi, senza risultati. Ora c'è attenzione sulle mosse dell'attuale vicepresidente di Confindustria per l'internazionalizzazione, Licia Mattioli, azienda orafa torinese, che molti vedono in pole per una possibile sfida finale con Bonomi.
Ci sarà poi da fare i conti con due possibili outsider, il presidente di FederLegnoArredo Emanuele Orsini e l'industriale triestino del caffè Andrea Illy.
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