di EDOARDO CORASANITI
Peggiorano le condizioni di salute di Giancarlo Pittelli, avvocato, ex parlamentare di Forza Italia, agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito del processo “Rinascita Scott”, la maxi-indagine contro le cosche del Vibonese in cui proprio Pittelli sarebbe stato il collante, il trait d’union, l’uomo capace di tessere tele in tutta Italia per favorire le cosche andando alla ricerca di verbali tenuti ancora nascosti, interferendo in procedure amministrative, cercando di rafforzare la cosca con favori (visite mediche, raccomandazioni) e aiutando la cosca in momenti di fibrillazione
I suoi avvocati, Salvatore Staiano e Guido Contestabile, nelle scorse settimane hanno presentato un’istanza al collegio del Tribunale di Vibo Valentia che si sta celebrando nell’aula bunker di Lamezia Terme. Obiettivo: la revoca o la sostituzione degli arresti domiciliari a causa dell’aggravarsi delle condizioni di salute (depressione) dell’imputato e il tempo trascorso dall’inizio della misura cautelare.
Il collegio presieduto da Brigida Cavasino ha rigettato l’istanza (ex 299 cpp) nella convinzione che la richiesta non si basa su elementi nuovi che giustificano la revoca o la sostituzione della misura cautelare e che il tempo decorso non è sufficiente per modificare o revocare la condizione di detenzione domiciliare. Silenzio totale invece sulla possibile incidenza della depressione nel percorso detentivo. Gli avvocati però hanno presentato l’appello cautelare al Tribunale della libertà e la data dell’udienza deve essere ancora fissata.
Rinascita Scott. Giancarlo Pittelli, la storia processuale dell’avvocato ora ai domiciliari a Copanello
Arrestato la notte del 19 dicembre 2019, Pittelli rimane nel carcere di Nuoro quasi 10 mesi. Il conto è salatissimo: misura cautelare in carcere con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, 416 bis del Codice penale. Pacchetto accusatorio pesante e consegnato di solito a chi dialoga quotidianamente con le cosche; una qualificazione giuridica neanche proposta dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) che voleva arrestarlo per concorso esterno in associazione mafiosa. Il Gip, Barbara Saccà, ha valutato invece di aggravare l’accusa: per il giudice, l’ex parlamentare era un vero e proprio partecipe alle logiche e dinamiche della cosca di Limbadi. Un po’ troppo e così l’originaria accusa si sgretola prima in concorso esterno in associazione mafiosa con i reati fine di abuso d’ufficio e rilevazione di segreto istruttori. Ora Pittelli è cautelato per un’unica contestazione, la presunta rivelazione dei verbali non coperti da omissis del collaboratore di giustizia Andrea Mantella. Lo stesso pentito che in queste settimane è esaminato quotidianamente dai pubblici ministeri Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo, Andrea Mancuso.
La mattina del 16 ottobre 2020 il Tribunale della Libertà, chiamato a decidere sull’appello cautelare proposto dalla difesa, scarcera il legale e lo manda agli arresti domiciliari. Finisce una parte della storia. A gennaio 2021 inizia un altro capitolo che è ancora in corso e destinato a durare per anni: il maxiprocesso con 355 imputati (altri 91 sono in abbreviato), 900 testimoni dell’accusa, 58 collaboratori di giustizia, oltre 2000 testimoni della difesa. Dimensioni stratosferiche che, sebbene un maxiprocesso soffra di più sul piano dell’accertamento dei fatti, servirà a mettere un punto fermo e verranno finalmente distinti gli indizi dalle supposizioni, le prove dalle suggestioni, i reati dalle immoralità.
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