Se si candidasse alla Presidenza della Regione, Nicola Gratteri vincerebbe a mani basse, con una percentuale altissima. La sua popolarità è fuori discussione. In larghi strati dell’opinione pubblica calabrese viene percepito come l’unica personalità in grado di puntare realmente al cambiamento e alla pulizia morale. Gratteri sa comunicare. In maniera quasi perfetta, trasmettendo di sé un’immagine molto positiva e rassicurante. L’insofferenza verso la cravatta, qualche volta perfino ostentata, la preferenza per i pullover e le camicie, lo fanno apparire come l’uomo “normale”, come il vicino di casa, tutto l’opposto del magistrato chiuso nella sua gabbia.
Eppure Gratteri è davvero un uomo in gabbia, da circa trent’anni, da quando la sua vita è affidata ad una scorta armata che lo segue come un’ombra. In un’intervista ha confessato di adorare il mare, ma di essere costretto da decenni a non andare in spiaggia.
Lo voterebbero tutti, quelli che lo stimano (e sono la grande maggioranza), ma anche quelli che stapperebbero bottiglie di champagne pur di vederlo lontano dal suo ufficio-bunker.
Ma Nicola Gratteri non sarà il Presidente della Calabria. O almeno non ora. E non solo perché, come ama dire con un po' di studiata umiltà, non lo ritiene il suo mestiere. E nemmeno perché egli si ritenga “più utile” come magistrato.
Gratteri, ma questa è ovviamente una mia opinione personale, vivrebbe un’eventuale candidatura/elezione alla Presidenza della Regione come un tradimento alla sua scelta di vita. Gli sembrerebbe di tradire la gente che lo guarda con fiducia, i ragazzi della sua scorta, gli agenti che lo hanno supportato nelle sue inchieste. La trasformazione da magistrato a politico lo terrorizza.
Meglio la gabbia in cui vive da trent’anni che la gabbia della politica, del compromesso, degli equilibrismi, del gattopardismo. Si, vincerebbe facile Nicola Gratteri. Ma forse sarebbe costretto a mettere sempre la cravatta.
Sergio Dragone
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