PetrolMafia, la Cassazione annulla le condanne per falso: nuovo processo per sei imputati (I NOMI)

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La Suprema Corte di Cassazione
  09 maggio 2025 10:39

 La seconda sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato, con rinvio, le condanne per falso nei confronti di sei imputati coinvolti nell’inchiesta PetrolMafia, rinviando gli atti alla Corte d’Appello di Catanzaro per la rideterminazione della pena.

Beneficiano della decisione Giorgio Salvatore (difeso dagli avvocati Staiano e Cicino), Domenico Rigillo (difesi dagli avvocati Cicino e Russomanno), Alessandro Tirendi (Blasi e Antille), Armando e Giovanni Carvelli (Saporito), per i quali la Suprema Corte ha riqualificato le imputazioni limitatamente ai reati di falso documentale (artt. 476-482 c.p.), riconoscendo anche, in alcuni casi, le attenuanti generiche.

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Annullata inoltre la sentenza impugnata per Romeo Orazio in relazione alla confisca disposta ex art. 44 D. Lgs. 504/1995. Per queste posizioni si procederà dunque a un nuovo giudizio di merito.

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Per gli altri imputati, tra cui Francesco Anello, Giuseppe Barbieri, Pasquale Gallone e Daniele Prestanicola, la Cassazione ha rigettato i ricorsi, rendendo definitive le condanne già stabilite in appello. I legali difensori di questi imputati erano gli avvocati Rotundo, Barillà, Giuffrida, Vianello e Dinacci.

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La Corte ha condannato Anello, Barbieri, Gallone, Prestanicola, Giorgio e Rigillo al pagamento delle spese processuali e alla rifusione delle spese sostenute dalle parti civili: Comune di Sant’Onofrio, Comune di Vibo Valentia, Comune di Limbadi, Provincia di Vibo Valentia, per un totale di 3.686 euro ciascuna. Analoga condanna è stata disposta anche a favore dell’associazione Antiracket ed Antiusura della provincia di Vibo Valentia e della Cooper.Po.Ro.Edile.

Respinta, infine, l’istanza di costituzione di parte civile dell’associazione Antiracket ed Antiusura per il resto delle pretese avanzate.

L'inchiesta PetrolMafia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha portato alla luce un presunto sistema di gestione illecita nel settore dei carburanti, connesso a condotte di stampo mafioso e reati contro la pubblica amministrazione.

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