La politica che, ormai da lunghi anni, si sta esercitando nel Paese con estremo cinismo e nell’interesse esclusivo personale e dei gruppi di appartenenza, mi induce al lontano ricordo del dopoguerra allorché l’Italia era un cumulo di macerie, da cui, però, si sollevò, perché poggiò su un gruppo di uomini forti che la interpretarono nella soddisfazione del significato classico consistente nel dover agire nel generale interesse della comunità.
La esercitarono quegli uomini la politica e così il potere conseguente con una visione ampia e di correttezza istituzionale, seguendo una rotta fissa che tenesse esclusivamente conto del benessere dei cittadini.
Sulla base di questa etica veniva amministrato lo Stato.
Quella classe politica attiva prima del ’53, che si nutriva di pasti frugali e portava abiti dimessi, ma che rifondò l’Italia, la quale incrociava un De Gasperi che, come presidente del Consiglio dei Ministri andava in America per scopi istituzionali facendosi prestare il cappotto da Attilio Piccioni e con una valigia di cartone, oppure futuri inquilini del Quirinale - Pertini Leone Scalfaro - che avevano abitato case modeste, costruite in cooperative, fino alla loro ascesa sul Colle
Sia chiaro, però, che tuttavia furono gli stessi italiani di allora, tutti, che, a costo di sacrifici immensi, rinunce, lavoro duro, rifecero l’Italia del domani e della speranza.
Anche oggi, malgrado tutto, sono i cittadini che si prodigano per il benessere del Paese.
Esercitarono il potere quegli uomini non solo secondo il senso dell’etica, ma, principalmente, eseguendo l’ideazione del progetto di un’Italia futura che compisse l’iter della ricostruzione per emergere tra le democrazie occidentali e, quindi, posizionarsi all’interno della Comunità europea e del Patto atlantico.
Accanto ad Alcide De Gasperi, o forse meglio al disopra, va principalmente posto Luigi Einaudi.
Quei due uomini di Stato che ressero l’Italia in momenti difficilissimi per la nazione.
La loro alta capacità si dimostrò nella delineazione delle politiche di sviluppo dell’economia, delle strutturazioni basilari dei principi del diritto e della legalità, del concetto di democrazia che doveva essere impresso ai cittadini.
Senza la introduzione di questi principi inseriti in orizzonti di continuità, l’Italia non avrebbe vissuto il progresso strutturale che ne è derivato.
De Gasperi, forte della sua etica politica, fu il grande pensatore e il disegnatore dei destini del Paese.
Einaudi, sempre vicino a De Gasperi, tracciando un’idea ferrea di politica finanziaria ed economica, riuscì a far transitare la Nazione da una economia dissestata in una fase di tranquillità e di sicurezza.
Ovviamente, la loro opera ottenne la collaborazione partecipativa di numerosi altri politici più o meno di eguale fatta che si spesero con eguali pensieri ed orizzonti.
Sia inoltre chiaro che la ricostruzione è in buona parte dovuta al piano Marshall, cosiddetto dal nome del Segretario di Stato americano che lo ideò per la sua attuazione, che, comunque, non fu istituito solo per l’Italia, ma fu destinato a tutti i Paesi disponibili a beneficiare dei larghi aiuti economici per le loro riedificazioni.
Era, d’altronde, nell’interesse dell’America dare aiuti a piene mani ad una Europa, cosparsa di macerie, di miseria e di disperazione, perché si sollevasse dalle rovine in cui era precipitata, ma pure perché si inserisse, essa, nel gruppo di intesa dell’Occidente che si era formato in opposizione al comunismo dilagante.
Ma, era soprattutto vero che l’America, da quelle misure volesse far sorgere le condizioni secondo cui l’intero blocco occidentale venisse guidato dalla sua potenza economica, così come puntualmente si verificò.
La ricostruzione dell’Italia si ottenne, quindi, perché guidata da una politica, vera, illuminata, che, purtroppo, non ebbe lunga durata in quanto nel volgere di qualche anno la sua consistenza sarebbe stata stravolta.
Intorno al ’53, infatti, si avviò un percorso di cambiamento radicale che avrebbe completamente mutato il volto della classe politica e di più la sua etica. Gli effetti deleteri per l’Italia e per gli italiani sarebbero stati evidenti
Quel senso della politica, gradatamente, è stato soppiantato dalla peggiore partitocrazia che ormai si identifica con la generale fase attuale di putrefazione che sta portando l’Italia alla rovina.
Nell’esercizio del potere non v’è più posto per la garanzia delle istituzioni e del benessere dei cittadini.
Nella politica che stiamo vivendo il senso dell’etica sembra definitivamente tramontato.
E’ questa la sensazione generale che pervade i cittadini.
Franco Brescia
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