“Coraggioso come un leone, lavoratore instancabile, sempre solare nonostante tutto, disponibile con tutti. Un amore sconfinato per la sua divisa. Questo descrive Pasquale Apicella, un amico, prima ancora che un collega, che piangiamo con il cuore i pezzi. Soffriamo stringendoci ai suoi familiari, a cui va il nostro primo e più forte pensiero, perché anche la famiglia dell’Fsp Polizia ha perso un suo componente, un affetto insostituibile”.
Gli operatori del 118 intervengono sul posto dell'incidente
Queste le prime parole di Stella Cappelli, Segretario Generale Vicario dell’Fsp Polizia di Stato, dopo la morte dell’agente scelto Pasquale Apicella, di 37 anni, morto, la notte scorsa, a Napoli, mentre cercava di fermare alcuni rapinatori dopo un colpo in banca. Apicella si trovava alla guida della volante “Secondigliano 11” quando l’auto ha impattato frontalmente contro l’Audi A3 dei rapinatori che fuggendo stavano percorrendo contromano Calata Capodichino. Ferito il capo pattuglia che stava al suo fianco, l’assistente capo coordinatore Salvatore Colucci, ma che è stato già dimesso dall’ospedale Cardarelli per fare rientro a casa. Arrestati i presunti responsabili, rom, secondo i primi accertamenti probabilmente appartenenti al campo di Giugliano sgomberato poco tempo fa.
La scena dell'incidente mortale
Apicella lascia una moglie di 32 anni, casalinga, e due figli, un maschietto di 6 anni, Tiago, e una bimba di 6 mesi, Cataleya, che vivono a Marano con i suoceri.
“Pasquale era amato da tutti – racconta Mauro Di Giacomo, Segretario provinciale Fsp Napoli -, era un ragazzo estremamente volenteroso, e nonostante la sua vita familiare lo impegnasse particolarmente, non si risparmiava per un lavoro che diceva di amare troppo. Dopo il corso era stato assegnato alla questura di Milano, poi era passato a lavorare a Scampia, e infine al Commissariato di Secondigliano. Sempre in prima linea insomma. Non era uno che si tirava indietro, e ambiva a entrare nella Squadra mobile di Napoli per cui aveva fatto domanda. I colleghi del commissariato e tutti noi in segreteria qui a Napoli lo vedevamo sempre con il sorriso e sempre totalmente disponibile verso gli altri. E’ assurdo morire così, nessuno si rende davvero conto di cosa significhi fare un lavoro per il quale ogni istante può essere quello fatale. E questo specialmente quando la violenza dei delinquenti non ha limiti e non ha remore. E’ una vera guerra quotidiana, e noi continuiamo a versare un tributo di sangue altissimo. Ora ci stringiamo alla famiglia di Pasquale in questo immenso dolore. Domani speriamo solo di non trovare i responsabili in un’altra auto contromano mentre scappano dopo un’altra rapina. Perché questa è l’offesa più grande”.
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