Video a luci rosse, frame in cui si inneggiava a Hitler, Mussolini, all’Isis e frasi al veleno contro migranti ed ebrei.
Per mesi e mesi su WhatsApp, un gruppo di ragazzini da Siena avrebbero diffuso in tutta Italia immagini e frasi choc.
Le perquisizioni sono scattate all'alba in Toscana, Piemonte, Lazio, Campania e Calabria nelle abitazioni di 26 giovani, indagati, a vario titolo, dalla Procura per i minori di Firenze con l’accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, istigazione all’apologia di reato avente per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali.
Il più anziano, si fa per dire, ha 19 anni compiuti da poco; il più giovane ne ha 15, e non certo cresciuti in contesti familiari disagiati. Ma, secondo gli inquirenti pare che a gestire la chat dell’orrore vi fossero anche 4 ragazzi, poco più che bambini, tutti di età inferiore ai 14 anni e, per questo ritenuti dalla legge non imputabili.
Per mesi, a partire dal 2018, da un cellulare all’altro, sarebbero rimbalzati foto e video che rappresentavano scene di violenza sessuale su bambini. Nella chat battezzata "The Shoah Party", girava un filmato, in cui un adulto abusa di una neonata di nemmeno un anno.
Un altro video, riprende una bambina dall’apparente età di 11 anni mentre fa sesso con due ragazzini, forse di poco più grandi di lei. Le inquadrature si soffermano sul viso della bimba che ride, come stesse partecipando a un gioco, senza rendersi conto di quello che sta accadendo. Immagini accompagnate da commenti e insulti.
Tra i file inviati chat c’è anche quello su alcuni bambini africani che si dissetano con l’acqua di una pozzanghera. Anche qui, i commenti sono feroci.
Si celebra il nazismo e il fascismo, auspicando il ritorno di quei regimi. Qualcuno pubblica il video dell’attentato alle Torri gemelle, del settembre 2011, esaltando distruzione e morte. C’è anche il fotomontaggio di un Cristo messo in croce su una svastica. E ancora insulti agli ebrei, agli omosessuali, ai migranti e ai disabili. Nessuna pietà neppure per le malattie.
I video si diffondono con velocità impressionante. A scoprire il campionario dell’orrore è la mamma di un ragazzino. Scorre le foto sulla chat e non esita a rivolgersi alla dirigente scolastica e poi ai carabinieri. Dopo la denuncia, tanti studenti confessano di essersi cancellati dalla "The Shoah Party " per la ferocia di quei commenti.
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