POST REGIONALI. Cimino: "Hanno vinto tutti. E la Calabria?"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images POST REGIONALI. Cimino: "Hanno vinto tutti. E la Calabria?"
Franco Cimino
  29 gennaio 2020 18:31

di FRANCO CIMINO

È inutile “menare il can per l’aia”, il risultato elettorale è netto. Troppo enfatizzato sul piano politico nazionale, un dato che sarebbe dovuto appartenere a due regioni piccole e con scarso rilievo sulla geografia politica generale, ha acquistato una rilevanza straordinaria, perciò eccessiva e fuorviante, come se dal’Emilia Romagna e dalla Calabria potessero passare i destini dell’Italia e del mondo.

Banner

Tuttavia, alcune cose le dice e chiaramente. C’è chi ha vinto e chi ha perso queste elezioni, ma, come accade da sempre in Italia, complice un sistema elettorale troppo elastico, da noi vincono tutti e non perde nessuno. A mo’ di gioco, partecipo anch’io a questa doppia lettura per poter dire infine ciò che penso per i dati che ho letto “senza occhiali colorati”. Partiamo dal centrodestra. È certo che abbia vinto. E per niente pareggiato il conto delle due regioni, la cui partita sarebbe finita uno a uno. Ha vinto perché ha riconquistato, dopo appena cinque anni, la Calabria.

Banner

Ha vinto perché il distacco dalla sinistra è di quelli che fanno venire le vertigini. Non ha perso in Emilia perché si tratta di una regione da cinquant’anni in mano al PCI e ai suoi eredi. Anzi, qui avrebbe addirittura vinto per aver raggiunto con i singoli suoi partiti una percentuale inimmaginabile solo pochi anni fa. E, inoltre, per aver sfiorato la vittoria, che sarebbe stata molto più probabile se avesse scelto un altro candidato e se la sinistra non avesse già trovato in campo un presidente uscente con le carte in regola. Un uomo intelligente e affascinante, che si è battuto come un leone parlando alla gente solo in “ dialetto emiliano”e dei problemi di quella regione, oltre che delle numerose cose fatte e di quelle che vorrebbe fare. Il centrodestra in Emilia inoltre ha vinto perché i due partiti emergenti, la Lega e Fratelli d’Italia, hanno raddoppiato i voti delle ultime elezioni e triplicato quelli delle regionali precedenti, anche in Calabria. Paradossalmente, ha vinto anche Forza Italia, perché se è vero che stava quasi per sparire in quella regione del Nord, è anche vero che è rimasto, sia pure di poco, il primo partito in Calabria dopo avere acquisito, sui tavoli romani, il presidente, per giunta donna, la prima nella storia delle regioni del Sud. Il Centrosinistra ha vinto e senza alcun dubbio. Ha riconquistato la sua regione più storicamente identitaria in una fase politica assai discendente, ha esorcizzato il pericolo Lega, ha stoppato la corsa in solitaria di Salvini, il suo acerrimo nemico, ha visto ulteriormente indebolirsi il suo alleato di governo, Cinque Stelle, paradossalmente rafforzandolo quando sembrava che cadesse, nonché potenziato enormemente, con il sostegno aperto a Conte, la sua forza nell’Esecutivo.

Banner

In Calabria è riuscito a liberarsi di Oliverio, diventare il partito più votato e, in una consultazione dall’esito scontato, anche profittando del mancato quorum di Tanzi e Aiello, appena sfiorato, ha ottenuto ben cinque consiglieri regionali, che, con almeno tre delle altre liste collegate, fanno otto su trenta. Poco male per un partito da anni nel caos più totale, privo di autentici gruppi dirigenti, con la base sempre più lontana, con gli organi decisionali commissariati e pressoché occupato da trasformisti e opportunisti di ogni specie, per non dire di uomini importanti inquisiti da più procure. Se non temessi di annoiare chi mi legge, ripeterei il ragionamento in senso opposto per dimostrare che hanno perso contemporaneamente gli uni e gli altri, cosa facilmente deducibile da una più attenta lettura dei numeri usciti dai seggi. Detto questo, resta il solito problema. Un conto è vincere le elezioni, un conto è governare. Se in Emilia Romagna è proprio il governare che riesce meglio che l’elettorale( mi si passi il termine), in Calabria è esattamente il contrario. Bravissimi a cercare i voti. I più attrezzati sul piano organizzativo, clientelare ed economico( impiegano apertamente e sotterraneamente molti denari, di provenienza non comunicata nelle dichiarazioni obbligate dalla normativa, su cui nessuno vigila), sono pressoché imbattibili, tanto che si potrebbe comporre in anticipo il novanta per cento dei futuri eletti, anche con la quantità delle preferenze individuali. Per quindici giorni abbiamo visto le strade e le case invase dai candidati più attrezzati ed esperti. Oggi quei luoghi sono vuoti. Spariti tutti. Anche al telefono, ritornati irraggiungibili.

Si staranno riposando? È giusto. Si rimetteranno subito dopo a studiare? Lo speriamo ardentemente. L’esperienza ci rimanda, invece, a una preoccupazione antica , pur se normalmente passa “ alla scordata” fino alle prossime consultazioni. Ed è che l’agonismo impiegato nella competizione dei singoli per la cattura del voto, la forza impiegata per convincere, con ogni mezzo della seduzione elettorale calabrese, non si trasforma mai in lotta per la soluzione dei problemi; è che la furbizia impiegata per conquistare il posto in Consiglio, non si trasforma successivamente in intelligenza politica, quella capace di dare risposte vere, politiche e non clientelari, alla gente e avviare un percorso di autentica crescita della nostra regione. Le lotte per la divisione dei posti di governo e di sottogoverno fa il paio con la debolezza culturale del nostro ceto politica e il suo scarso senso delle istituzioni, parimenti alla quasi totale assenza di progettualità vera e moderna. Nelle ultime tre legislature abbiamo avuto presidenti di giunta che si sono sentiti molto più che governatori. Senza forse, si sono comportati come dei veri imperatori che hanno accentrato su di loro tutti i poteri per “ comandare” in una consentita piacevole solitudine.

Tutto ciò è potuto accadere non solo per i motivi suddetti, ma anche per l’assenza di autentiche forze di controllo e di interlocuzione autorevoli e generose, quali avrebbero dovuto essere, e altrove sono, il mondo della cultura, le università, le associazioni più strutturate, i sindacati e le forze imprenditoriali. In una terra, dove la Politica è tutto, e tutto da essa dipende, sono rimasti ferme pure loro, quando, in parte o nella totalità, non si siano ritrovate dietro la porta della Regione totalitaria a chiedere favori o simpatiche legittimazioni. In Emilia Romagna, e in genere nelle regioni del Nord, le regioni sono parte integrante di un sistema moderno che funziona bene, dove accanto al potere politico, che programma le risorse complessive del territorio ed esse promuove sul terreno nazionale e internazionale, vi sono corpi intermedi solidi, che con le istituzioni interagiscono garantendosi spazi di preziosa autonomia e operatività. È per questa capacità strutturale, per il cui continuo ammodernamento ciascun livello, sia pubblico che privato, concorre con proprie energie, anche finanziarie, che il buon governo è prassi consolidata e la politica, come le istituzioni, resistono e reagiscono efficacemente ai casi di corruzione, che indubbiamente li riguardano senza che mai, però, possano costituire una questione morale, come invece accade da noi, al Sud. Iole Santelli, potrà invertire la vecchia e deprecabile logica che ha bloccato sulla arretratezza la Calabria? Potrà cambiare uomini e cose? I partiti e la loro cultura politica? Il compito appare difficile, gli uomini sono questi e i partiti non cambiano facilmente senza aver rinnovato gli uomini che li rappresentano al potere. Lei, tra l’altro, non è accompagnata da buona considerazione politica e da quella estimazione corale che solitamente precede la fama di chi per vent’anni è stato parlamentare della Repubblica.

Tuttavia, c’è da sperare che si possa muovere con orgoglio e sensibilità di donna calabrese, che, per amore o debito verso questa terra che è la sua, possa avviare un’azione politica di risanamento e di ammodernamento della Calabria. Lo potrà fare paradossalmente se saprà avviare un confronto con tutto il Consiglio regionale e le forze politiche sociali, politiche, economiche e culturali, che, risvegliandosi dal lungo interessato sonno, potranno operare dall’esterno, se con tutti loro, saprà mettere in cantiere quei progetti che possono portare, qui da noi, soldi veri e risorse concrete, per iniziare a costruire, a piccoli passi, un sistema economico moderno e innovativo. Staremo a vedere. Lei lo sguardo intelligente ce l’ha e la voce le tornerà presto. Gli orecchi i calabresi ce l’hanno buoni, sapranno sentirla se tuonerà.

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner