"Alba Lux", il progetto fotografico della catanzarese Noemi Comi che vuole scavare nell'animo delle persone

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images "Alba Lux", il progetto fotografico della catanzarese Noemi Comi che vuole scavare nell'animo delle persone
Noemi Comi
  31 agosto 2020 13:57

di CLAUDIA FISCILETTI

L'obiettivo fotografico di Noemi Comi punta su un aspetto umano del tutto esclusivo, sicuramente poco approfondito e conosciuto, che è quello delle esperienze pre-morte, Near Death Experiences (NDE) in inglese. Noemi, classe 1996, è nata a Catanzaro ma il suo amore per la fotografia e la sua voglia di approfondimento e ricerca di questo genere di esperienze, l'hanno portata fuori dai confini regionali.  Si è laureata con 110 e lode e e Menzione d’eccellenza alla carriera alla Laba (Libera Accademia di Belle Arti) di Firenze, dove ha studiato Fotografia. Un amore, quello per la fotografia, che è nato sin da quando era bambina ma si è raffinato durante gli anni del liceo, grazie all'incontro con fotografo Ferdinando Scianna. Preferisce non essere etichettata solo come fotografa, dal momento che la sua arte è frutto di studi ed ispirazione che attingono ad altri campi, dalla letteratura alla psicologia. La sua prossima tappa sarà Milano, dove frequenterà l'Accademia di Belle Arti di Brera. Nell'intervista rilascia a La Nuova Calabria, Noemi racconta il processo creativo che ha portato alla nascita di 'Alba Lux', il progetto artistico che raccoglie le sue fotografie.

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Noemi, come mai ha deciso di concentrarti su un tema tanto delicato come quello della pre-morte?

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"Perché sentivo di essere molto ignorante in materia. Mi spiego meglio, ‘Alba lux’ rappresenta il culmine di un processo iniziato da diverso tempo e che si prefiggeva obiettivi totalmente differenti. La mia idea iniziale era quella di presentare la morte senza filtri, intesa proprio a livello corporeo e materiale, sottintendendo la totale inesistenza di altre realtà oltre a quella terrena e fisica. Quando stavo per iniziare il progetto ho casualmente trovato un articolo che affrontava proprio la tematica delle Esperienze di pre-morte (NDE), attraverso punti di vista che mi sembravano del tutto nuovi. Sono sempre stata scettica nei confronti di fenomeni paranormali o che comunque richiamano delle tematiche spirituali, ma solo in quell’istante mi sono resa conto di essere stata prevenuta a priori, senza conoscere il fenomeno nel dettaglio. E’ iniziato così un percorso totalmente differente, che mira a raccontare il fenomeno in maniera del tutto oggettiva, tenendo conto sia di quello che è l’apparato scientifico, ma a tratti anche quello spirituale".

E' un tema che le interessava già da tanto ma hai iniziato a guardarlo con consapevolezza solo col tempo, informandoti.

"Certamente, come già sottolineato è una tematica che mi affascinava da moltissimo tempo, ma probabilmente non ero ancora pronta per affrontare l’argomento con la maturità e delicatezza necessaria. Prima di incontrare i soggetti delle storie, ho realizzato una ricerca dettagliata che è sfociata in quella che è la mia tesi accademica. Con il tempo e l’informazione la consapevolezza è stata maggiore e mi ha portata ad avere un confronto molto più costruttivo".

Di solito si pensa che le esperienze premorte siano tristi, negative, ma dalle sue foto si evince tutt'altro, complici i colori che usa.

"Purtroppo credo che ci siano molti pregiudizi e falsi miti nei confronti delle NDE, io in primis mi ero costruita un'idea del tutto errata del fenomeno. Innanzitutto bisogna premettere che, nonostante semanticamente l'acronimo NDE (dall’inglese Near Death Experiencies) sottintenda la stretta relazione tra questi fenomeni e il termine della vita, molto spesso questa affermazione è errata. Infatti le NDE possono verificarsi anche in circostanze diverse come periodi di forte stress, assunzione di sostanze psichedeliche o attimi di paura. In
poche parole per comprendere al meglio il fenomeno dobbiamo mettere da parte il termine 'pre-morte'. Inoltre nel 97% dei casi si tratta di esperienze assolutamente positive, al punto che il soggetto potrebbe arrivare a provare una sorta di delusione per essere tornato in quella che è la realtà terrena. Le atmosfere che mi sono state raccontate sono poi ricche di colori e suoni indescrivibili attraverso parole concrete, proprio perché riguardano realtà ineffabili. Ciò che nella maggior parte dei casi viene vissuto negativamente è il percorso di auto-accettazione dell'esperienza. Infatti, soprattutto in Italia, vige un clima ostile: da una parte i medici riducono il fenomeno a delle semplici allucinazioni, dall'altra anche la Chiesa tende a nascondere le esperienze. All'interno delle mie immagini l'utilizzo del colore ha una funzione prevalentemente destabilizzante, andando oltre quella che è una visione prettamente occidentale della morte e della malattia".

Si può dire che usa la macchina fotografica per catturare immagini che vanno oltre la superficie? Punta dritta all'anima.

"In generale mi piace sempre indagare a fondo, aldilà di quella che è la mia ricerca fotografica. Sono un'osservatrice nata e mi sono sempre concentrata sulle piccole cose che non risaltano attraverso indagini superficiali. La mia vuole essere una fotografia del tutto introspettiva, carica di silenzi e pause, che mira a generare riflessioni sempre diverse. Da una parte vorrei che venga 'estrapolata' quella che è l'anima del soggetto, che sia esso animato o meno, e dall'altra vorrei che in qualche modo anche il fruitore possa liberarsi della propria anima (un po' come avviene durante un'esperienza di pre-morte, giusto per rimanere in tema), per essere condotto all'interno di atmosfere utopiche, solitarie, che in qualche modo mirano a lasciare il proprio Io in balia della solitudine e della riflessione interiore".

Quando ha iniziato ad avvicinarsi all'arte della fotografia?

"Già da bambina amavo moltissimo fotografare con la vecchia 35 mm di mio padre, ma mi sono avvicinata all'arte fotografica a 14 anni, quasi per gioco. Inizialmente il mio desiderio era quello di realizzate le classiche fotografie 'belle' da social network, ma in breve tempo l’arte fotografica è diventata per me uno strumento d'espressione totale. Avevo moltissima difficoltà ad esprimermi attraverso le parole e tendevo ad isolarmi totalmente. Attraverso la fotografia sono riuscita a dare voce al mio io e con il tempo è cresciuto in me il desiderio di diventare un'autrice fotografica. In questo senso considero del tutto epifanico un incontro avvenuto durante gli anni del liceo con il fotografo Ferdinando Scianna, mi ha spinta ad intraprendere questa strada senza paure e abbandonare ogni forma di pregiudizio. Infatti credo che purtroppo, soprattutto in Calabria (sì, oggi sono molto critica), ci sia un'idea del tutto errata di quella che è la fotografia e ci bastano dei corsi amatoriali di pochissime ore per farci sentire fotografi d'arte. Inoltre nell'era contemporanea siamo veramente sommersi da immagini di ogni tipo e credo sia veramente difficile distinguersi e trovare la propria strada".

C'è qualche hobby o qualche altra attività secondaria su cui si concentra quando non è impegnata con la macchina fotografica?

"Paradossalmente molto spesso rifiuto l'etichetta di fotografa, proprio perché all'interno delle mie immagini tendo a mettere insieme discipline tra di loro molto differenti. Sono un'appassionata di letteratura (soprattutto classica) e mi è capitato di realizzare anche dei cortometraggi e progetti fotografici partendo proprio da alcuni testi. Allo stesso modo amo moltissimo scrivere, spesso sono solita accompagnare le immagini concettuali proprio ad alcuni versi, però in questo senso ho molta paura a mettermi in gioco. Per ultima, ma non meno importante, vorrei sottolineare la mia predilezione verso le discipline mediche. Non si tratta di un vero e proprio hobby, ma ogni mio progetto fotografico presenta una serie ampia di elementi di natura medico-scientifica".

Cosa si prefissa di raggiungere? Qual è la sua ambizione per il futuro?

"Mi piacerebbe continuare in questa direzione, farmi conoscere da un pubblico sempre più ampio ed inserirmi al meglio in quello che è l’ambiente artistico. Inoltre non disdegno la fotografia giornalistica, non amo molto i reportage propriamente detti però mi piacerebbe realizzare una fotografia rivoluzionaria e personale anche in questo ambito, anche se mi rendo conto che si tratta di un ambiente totalmente differente, dove dovrebbe dominare una certa coerenza di fondo anche a livello visivo e molto spesso la post-produzione (elemento fondamentale per quello che è la mia visione fotografica) viene messa da parte. Momentaneamente mi sto dedicando ad un progetto fotografico a lungo termine che sta assorbendo tutte le mie energie e inoltre sto proseguendo i miei studi accademici artistici".

Quali sono le persone -fotografi e non- a cui si ispira nella sua produzione fotografica?

"Solitamente quando devo costruire un progetto fotografico cerco di isolarmi completamente per ridurre al minimo influenze di ogni tipo. In generale il mio punto di riferimento, soprattutto per quanto riguarda le fotografie scientifiche, è il fotografo italiano Mattia Balsamini. La sua è una fotografia del tutto innovativa e contemporanea, molto vicina a quella che è la mia visione artistica. Per quanto riguarda nello specifico ‘Alba lux’ il punto di partenza è stato un progetto del fotografo ungherese Daniel Kovalovszky che prende il titolo di ‘Insiders’. Si tratta di una serie di dittici che analizzano il fenomeno delle NDE attraverso atmosfere sbiadite e sospese nel tempo".

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