Dalle prime ore di questa mattinata, circa cento finanzieri del comando provinciale di Catanzaro stanno dando esecuzione a un’ordinanza cautelare emessa dal g.i.p. del tribunale di Catanzaro, Claudio Paris, su richiesta di questo ufficio di procura, al termine di un’articolata indagine a contrasto dell’assenteismo nel pubblico impiego.
Le indagini, dirette dal pubblico ministero, Domenico Assumma, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore della repubblica Nicola Gratteri, sono state condotte dai militari del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Catanzaro e hanno riguardato le condotte illecite di numerosi dirigenti, impiegati e dipendenti delle strutture amministrative dell’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro e dell’ospedale Pugliese-Ciaccio” del capoluogo calabrese.
All’esito dell’attività investigativa, su richiesta di questo ufficio, il g.i.p. ha disposto:
Complessivamente, i pubblici dipendenti assenteisti coinvolti nell’indagine sono 57 e a ciascuno di essi viene oggi notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari del pubblico ministero.
Le telecamere installate presso gli uffici amministrativi dei due presidi sanitari dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria/gruppo tutela spesa pubblica, che hanno poi proceduto a riscontrare minuziosamente gli episodi di assenteismo sia attraverso controlli documentali che per mezzo di osservazione e pedinamento degli indagati, hanno consentito di rilevare oltre 2.100 episodi di assenteismo, di ingiustificato allontanamento dal luogo di lavoro e di falsa attestazione della presenza, per un totale di circa 1.800 ore di servizio non effettuate.
Variegato e per certi versi fantasioso era il sistema illecito ideato per eludere gli obblighi di registrazione della presenza in servizio attraverso l’utilizzo dei cartellini marcatempo (cd. Badge).
Ad esempio, in moltissimi casi gli indagati si allontanavano dall’ufficio senza alcuna valida ragione lavorativa: molto spesso per fare la spesa, per esigenze di carattere personale o addirittura per recarsi a giocare ai videopoker in un vicino esercizio commerciale.
In altri casi, invece, alcuni indagati (anche di rango dirigenziale) consegnavano il badge a colleghi o dipendenti compiacenti, affinché lo utilizzassero al loro posto per far rilevare falsamente la presenza dell’interessato.
Emblematico, su tutti, l’episodio in cui un dipendente, evidentemente intento a strisciare il cartellino per conto di altri colleghi assenteisti, è arrivato a coprirsi aprendo l’ombrello all’interno della struttura, per evitare di essere ripreso da eventuali sistemi di videosorveglianza.
I delitti contestati agli indagati sono quelli di truffa ai danni di un ente pubblico (art. 640, comma 2, n.1 cod. Pen.) E di fraudolenta attestazione della presenza in servizio (art. 55-quinquies del d. Lgs. 165/2001), che comporterebbe, tra l’altro, il licenziamento disciplinare senza preavviso per i responsabili delle condotte assenteistiche.
Condividendo la prospettiva dell'inquirente il giudice ha stigmatizzato, in modo particolare, le condotte di chi avrebbe dovuto adoperarsi per reprimere il fenomeno con la conseguenza di consentire che l'assenteismo diventi: “sistema collettivo, nel quale tutti si beano di un’imperante e generalizzata sensazione d’impunità proprio perché tutti complici, controllori e controllati”.
I NOMI:
Elenco
Dei dipendenti pubblici attinti dall’ordinanza di sospensione da un pubblico impiego o servizio
Anni 1 (uno) di sospensione;
Anni 1 (uno) di sospensione;
Mesi 6 (sei) di sospensione;
Mesi 6 (sei) di sospensione;
Mesi 6 (sei) di sospensione;
Mesi 3 (tre) di sospensione;
Mesi 3 (tre) di sospensione;
Anni 1 (uno) di sospensione;
Mesi 6 (sei) di sospensione;
Mesi 6 (sei) di sospensione;
Mesi 6 (sei) di sospensione;
Mesi 6 (sei) di sospensione;
Mesi 6 (sei) di sospensione;
Mesi 6 (sei) di sospensione;
Mesi 3 (tre) di sospensione.
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