Dopo l'annuncio delle dimissioni di Bosco e Fiorita, incontro al comune di Catanzaro della maggioranza. Per ora nessuno del centrodestra sembra intenzionato a dimettersi. Almeno fino alla Regionali
20 gennaio 2020 19:53di GABRIELE RUBINO
Si andrà avanti a vista. La notizia delle dimissioni dei consiglieri di minoranza Gianmichele Bosco e Nicola Fiorita (più quelle invocate da Roberto Guerriero del Pd e, in massa, da Fabio Celia di FareperCatanzaro) ha creato trambusto al Comune di Catanzaro (LEGGI QUI). La maggioranza di centrodestra si è riunita nel tardo pomeriggio di oggi per discutere l’evoluzione degli eventi attorno all’affaire commissioni consiliari. Gli effetti della trasmissione nazionale "Non è l’Arena" sono stati pesanti. Ciononostante, per il momento nessuno dovrebbe seguire l’esempio dei componenti dell'opposizione. Tra presenti al summit e telefonate incrociate, non dovrebbero esserci novità sicuramente fino al voto di domenica per le elezioni regionali. "Sarebbe quasi un suicidio politico", dice un consigliere.
All’incontro di maggioranza era presente il sindaco Sergio Abramo e una parte del suo gruppo, una delegazione di Catanzaro da Vivere con Marco Polimeni provato per il secondo scontro con Massimo Giletti (e le parole del padre Lino) e un’altra pattuglia di Forza Italia, fra cui si è fatto vedere anche Domenico Tallini. Bocche cucite all’uscita.
Anche se non ci saranno problemi di numeri sulla tenuta del Consiglio (per lo scioglimento servirebbero le dimissioni della maggioranza più uno dei consiglieri, quindi lontanissimi), indubbiamente il contesto politico non è affatto buono. Anche perché, e questo è un fatto assodato, dal momento della notifica di chiusura delle indagini a metà dicembre non c’è più agibilità politica. Il Consiglio comunale non si riunisce da mesi, le commissioni lavorano giocoforza con il bilancino e non ci sono più interventi pubblici o sulla stampa. Palazzo De Nobili è sostanzialmente paralizzato.
Non è detto che il tirare avanti diventerà un mantra inscalfibile. Alcuni rifiutano l'idea delle dimissioni perché "sarebbe una sorta di ammissione di colpevolezza senza nemmeno il rinvio a giudizio", altri ancora ipotizzano che magari l'amministrazione presto cadrà "ma non per le commissioni consiliari, piuttosto per l'evoluzione delle Regionali e possibili incarichi in Giunta".
La barca comunale va avanti, ma si trova nel mare in tempesta.
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