di TERESA ALOI
Si può essere una struttura di eccellenza per 20 anni e in dieci giorni diventare una "clinica degli orrori"? L'ha definita così Lino Polimeni, durante la trasmissione Articolo 21, in collegamento con l'amministratore e la direttrice della Domus Aurea di Chiaravalle Centrale, dove in questi ultimi giorni sono morti sette pazienti per contagio da coronavirus. .
E' l'amministratore della casa di cura, l'avvocato Domenico De Santis, a sfatare immediatamente il terreno da ogni dubbio. "Ho 67 anni anni, sono incensurato e non ho parenti di alcun grado legati alla criminalità" spiega a Polimeni che gli chiede di parentele "scomode". Poi rispondendo al certificato antimafia che manca alla struttura spiega "ho presentato la dichiarazione sostituiva, la legge me lo consente". Per Polimeni "non si può spostare l'attenzione, ora la preoccupazione deve essere concentrata sui nonnini".
Qualche minuto e poi il discorso, come è ovvio che sia, si sposta infatti, sulla "questione trasferimento dei pazienti".
"Volevano scegliere chi prendere, ma io gli ho detto di prendere tutti - grida De Santis - e non di scegliere: tutti hanno diritto di cura. Qui ormai non capisco più niente".
Sono ancora una quarantina, gli ospiti ricoverati nella struttura a Chiaravalle. "L'ultimo proclamo arriva dal Consiglio comunale - spiega ancora De Santis - dicono che hanno trovato posto. Tutti fanno proclami ma se non faccio io il "mafioso" i pazienti rimangono qui". Mafioso, detto, ovviamente in un momento di rabbia.
E intanto i nonni restano lì. Ora, come ammette De Santis, "abbiamo tutti i dispositivi di sicurezza ma non gli uomini che li indossano". I dipendenti sono rimasti davvero in pochi. Ma lo erano ad onor del vero, già da qualche giorno.
La direttrice della struttura, chiamata in diretta ad indossare l'auricolare, si commuove. "Dispiace vedere morire questi anziani che sono come i miei genitori. Vogliamo fatti, non parole anche se penso che non ci sono 44 posti dove mandarli".
Alla domanda di essere stata accusata di aver dato in ritardo la notizia della febbre della prima paziente contagiata (deceduta all'ospedale Pugliese, ndr) replica: "Non sono medico, si pensava fosse una febbre normale". Poi, all'aggravarsi della situazione, il terzo giorno, la decisione per il ricovero.
Da lì in poi, succede quello che nessuno avrebbe mai voluto raccontare. Ne moriranno altri, chi in casa, chi al Mater Domini dove vengono ricoverati subito dopo aver capito che quella casa di cura per anziani era diventata un focolaio pericoloso per i nonni ma anche per i dipendenti. Ora, è una corsa contro il tempo.
C'è spazio anche per i ringraziamenti. Il messaggio della figlia di una paziente deceduta viene letto in diretta dalla direttrice. Si parla di dolore, di angoscia ma anche "di riconoscenza per come avete curato mamma e papà".
Ma i morti sono già tanti. "Ci hanno rifiutato l'aiuto sia la Prefettura sia il vescovo" spiega De Santis a domanda precisa. "E' la Regione Calabria - tuona De Santis - la responsabile di tutto questo. Poteva precettare gli infermieri e mandarli a curare i pazienti. La struttura è accreditata Mi auguro che questo contagio si fermi a Chiaravalle altrimenti in Calabria ne resteranno ben pochi".
Non si spaventa di eventuali querele l'avvocato De Santis. "Che mi querelassero se hanno il coraggio io l'ho già presentata". Poi, conclude questa volta non ad alta voce leggendo l'ultima frase di una nota che ha inviato a tutti i soggetti interessati dalla vicenda: "Tutti i pazienti rappresentano mio padre, mia madre, i miei fratelli maggiori e minori, i miei nonni, i nonni dei miei figli ai quali ho voluto e voglio bene. Il mio bene non li ha salvati dal Covid 19 e il vero cruccio è che la mia forza e la mia determinazione non sono bastati a fargli aver l'aiuto di cui avevano bisogno".
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