DIA 2019. I rapporti di collusione con soggetti istituzionali emersi nel cosentino

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  22 gennaio 2020 22:06

di PAOLO CRISTOFARO

Emergono informazioni rilevanti dalla relazione diffusa, questa mattina, dalla DIA di Catanzaro, che traccia un bilancio sull'attività investigativa del primo semestre del 2019. Dopo il quadro fornito sul catanzarese (LEGGI QUI), sul crotonese (LEGGI QUI), sul vibonese (LEGGI QUI) e sul reggino (LEGGI QUI), anche sulla zona di Cosenza si palesa un quadro preoccupante, con una diffusione altrettanto capillare delle ndrine. 

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Nella zona di Cosenza, in particolare, risulta costante l'operatività delle cosche Lanzino, Patitucci, Perna-Cicero, Abbruzzese e Rango-Zingari. Preoccupanti, nel corso delle indagini del 2019, sono risultati i fenomeni collusivi "con soggetti istituzionali", come riporta la relazione della DIA. L'indagine conclusa dai Carabinieri di Cosenza, il 19 giugno 2019, è culminata con l'arresto di due agenti della polizia penitenziaria del carcere di Cosenza, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli agenti avrebbero favorito "dietro corresponsione di denaro, esponenti delle cosche" consentendo loro di "mantenere contatti con i solidali liberi". Gli agenti avrebbero anche "permesso libertà di movimento all'interno dell'istituto penitenziario" e "favorito l'ingresso di stupefacenti e alcolici".

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Nell'alta fascia tirrenica cosentina, invece, risultano attive le cosche dei Muto a Cetraro e dei Valente-Stummo a Scalea. Il 29 gennaio 2019, a Cosenza, i Carabinieri hanno tratto in arresto un 52enne di Belvedere Marittimo detto "il boss della montagna", accusato di due episodi estorsivi ai danni di imprese appaltatrici di lavori pubblici. A Paola si registra la presenza delle cosche Martello, Scofano, Ditto e Serpa, tra loro contrapposte e della cosca Rango-Zingari di Cosenza. Ad Amantea le famiglie Besaldo, Gentile e Africano. A Scanzano Jonico estendono il loro controllo le cosche Abbruzzese - di Cassano allo Ionio - e Acri-Morfò di Rossano.

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