di PAOLO CRISTOFARO
"Ultradecennale e pervasiva l'operatività delle cosche in Lombardia". E' questo il dato sostanziale che emerge dalla pagine della relazione sulle indagini della DIA nel primo semestre 2019. Dalla documentazione fornita dagli inquirenti, l'infiltrazione e l'attività della 'ndrangheta calabrese - ormai la più potente delle organizzazioni criminali del mondo - in Lombardia è fatto che trova continui riscontri. Tali riscontri, emersi da puntuali attività giudiziarie, stanno dimostrando come la presenza e l'attività della 'ndrangheta - e delle mafie in genere - nel nord Italia (e in Lombardia in particolare) sia in continua evoluzione. La regione è la maggiore piazza finanziaria nazionale, ancora in crescita secondo i dati della Banca d'Italia relativi al 2018. Quando si pensa alla mafia nell'area lombarda, si pensa subito ai grossi appalti edili degli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Ma il drammatico quadro emerso dai report della DIA mette in guardia invece sul presente e sul futuro.
Sono 25 le locali di 'ndrangheta operative nelle province di Milano (locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormanno, Corsico, Pioltello, Rho, Solaro, Legnano), Como (locali di Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco, Cermenate), Monza-Brianza (locali di Monza, Desio, Saregno, Lentate sul Seveso, Limbiate), Lecco (locali di Lecco e Calolziocorte), Brescia (Lumezzane), Pavia (Pavia e Voghera) e Varese (Lonate Pozzolo). "Superata la stagione dei vecchi collaboratori di giustizia - compresa tra la fine degli anni Ottanta e gran parte degli anni Novanta - ed esaurita la relativa fase giurisdizionale che ha inferto alle consorterie duri colpi, i gruppi storici operanti in Lombardia vedono ora operare, tra le loro fila, le nuove generazioni", è scritto testualmente nella relazione diffusa dalla DIA di Catanzaro relativa, come detto, al primo semestre 2019.
La particolarità delle organizzazione criminali - e delle ndrine calabresi nello specifico - in Lombardia è rappresentata dal continuo tentativo di muoversi nell'ombra e di mantenere un profilo basso "utilizzando la violenza solo come risorsa aggiuntiva". Il forte mimetismo garantisce alle consorterie mafiose di attirare il meno possibile l'attenzione, raggiungendo - purtroppo - gravi livelli di infiltrazione anche "con esponenti della politica e della pubblica amministrazione, attraverso i quali vengono illecitamente ottenuti appalti, erogazioni pubbliche e assunzioni clientelari". Perciò il 2 aprile 2019 la Prefettura ed il Comune di Milano hanno sottoscritto il "Patto per il rafforzamento della prevenzione ai fini antimafia", inasprendo parimenti i controlli anche sulle concessioni, sulle licenze e sulle autorizzazioni, al fine di "individuare gli indicatori sintomatici del condizionamento mafioso".
Il fenomeno della 'ndrangheta in Lombardia, tuttavia, non va considerato distinto o di minore entità rispetto alle questioni della Calabria. Alla luce di quanto descritto dagli inquirenti, difatti, parrebbero ben saldi i rapporti tra le locali lombarde e i vertici calabresi, i quali parrebbero mantenere un controllo serrato sulla gestione degli affari nel nord. "Scorrendo i nomi degli imputati coinvolti in recenti investigazioni, ricorrono puntualmente i nomi di coloro da cui originarono le prime inchieste contro la criminalità organizzata di origine calabrese in Lombardia", si legge del report. A riprova di ciò, significativo è il dato emerso dall'operazione "Last Generation", il 24 giugno 2019, condotta dalla DDA di Catanzaro, a Milano.
Un cittadino etiope fu raggiunto da un provvedimento di fermo notificatogli dai Carabinieri di Soverato (CZ) per traffico di sostanze stupefacenti, aggravato dal metodo mafioso. Lo stupefacente, però, sarebbe stato fornito da una organizzazione costituita da nuove leve del gruppo di 'ndrangheta riconducibile ai Gallace di Guardavalle (CZ), recentemente toccato dalle vicende di cronaca legate alla rimozione della statua del santo patrono donata dal clan e installata davanti al Municipio (LEGGI QUI). Nell'ambito dell'operazione "Linfa", invece, nel maggio 2019, gli indagati "richiamavano minacciosamente le proprie origini e la contiguità con le ndrine calabresi, in particolare riconducibili alle cosche Pesce e Bellocco di Rosarno (RC).
Pericolosa appare la relazione tra la 'ndrangheta e le imprese proprio in Lombardia e nel milanese. Secondo la DIA "agli imprenditori l'associazione mafiosa si mostra come un'allettante opportunità imprenditoriale, attraverso la disponibilità di liquidità e il trasferimento di denaro sporco". La mafia, in cambio, richiede prestazioni e servizi. Altrettanto preoccupante - e inquietante - "la lunga sequela di casi incendiari che hanno riguardato depositi di stoccaggio rifiuti, alcuni dei quali di notevoli dimensioni".
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