Le microspie piazzate all'interno della tavernetta di pertinenza dell'abitazione di Nicolino Grande Aracri, all’epoca dei fatti detenuto, captavano le voci dei partecipanti ad una riunione che per gli inquirenti "non si può non definire un vero e proprio summit di 'ndrangheta.
Una riunione che sarebbe servita alla cosca per parlare degli investimenti nel Catanzarese ma soprattutto funzionale per chiarire alcuni aspetti economici dell'importante iniziativa economica relativa alla distribuzione all'ingrosso dei farmaci
E' il 7 giugno 2014 e alla riunione erano presenti Giovanni Abramo, Salvatore Grande Aracri, Giuseppina, moglie di Nicolino Grande Aracri, Francesco Le Rose, il commercialista e consulente del clan di Cutro Leonardo Villirillo oltre all'imprenditore Domenico Scozzafava.
Nel corso della conversazione viene spesso citato zio Mimmo, Domenico Grande Aracri, fratello di Nicolino, al quale viene affidato il ruolo di catalizzatore del clan nell'operazione economica.
"Una cosa il più pulita possibile", così doveva apparire l'intera operazione. Il Consorzio farmaceutico non doveva dunque avere problemi di natura criminale. Un'operazione che poteva anche proiettarsi verso i mercati esteri, in Inghilterra, ad esempio e che avrebbe portato "importanti introiti".
E' Villirillo, "commercialista e peraltro mai coinvolto in precedenti inchieste giudiziarie" a puntare l’attenzione sul ruolo di una persona importante nella vicenda che indicava come l’assessore, Domenico Tallini, con il compito di accelerare l’iter burocratico relativo al rilascio delle autorizzazioni regionali e risolvere eventuali altre problematiche.
Difatti Villirillo riteneva Tallini utile non solo al progetto ma anche ad altri ed eventuali bisogni del sodalizio.
E tra i progetti, quello del Consorzio farmaceutico definito un "giocattolo capace di portare un cospicuo reddito pulito con cadenza mensile".
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