Al termine di un’articolata e meticolosa indagine, la Squadra Mobile di Catanzaro diretta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro – Direzione Distrettuale Antimafia (Procuratore capo Nicola Gratteri, Procuratori Aggiunti Vincenzo Capomolla e Giancarlo Novelll Sostituti Procuratori Debora Rizza e Graziella Viscomi), ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone ritenute responsabili di appartenere ad una associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso l’organizzazione di matrimoni di comodo e la produzione di ulteriore documentazione falsa, e di 4 persone, destinatarie di una seconda ordinanza cautelare ritenute, gravemente indiziate del reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
Le misure cautelari (per 5 indagati sono stati disposti gli arresti domiciliari e per 6 l’obbligo di dimora nel comune di residenza) costituiscono l’epilogo di un’attività investigativa avviata dopo la segnalazione di alcune pratiche sospette da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, che segnalava l’utilizzo di certificazioni che riportavano il medesimo protocollo e quindi ritenute false.
Tra gli indagati anche un agente della polizia di Stato difeso dall'avvocato Giampiero Mellea. Dalle indagini è emerso che il poliziotto era attivo nella gestione e sfruttamento di un giro di prostituzione di donne di diverse nazionalità, alle quali venivano procacciati clienti e messe a disposizione strutture ricettive o appartamenti. Il tutto avveniva con il coinvolgimento di altri indagati anche attraverso la messa a disposizione di immobili utilizzati per la prostituzione ovvero nel favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
L’avvio di intercettazioni ambientali e telefoniche faceva emergere quindi l’esistenza di una vera e propria struttura organizzata, che tra i vari artifici utilizzati per il rilascio dei permessi di soggiorno, a favore principalmente di cittadini cinesi, ricorreva anche alla combinazione di matrimoni o convivenze fittizie con cittadini italiani, che si prestavano allo scopo in cambio di somme di denaro che si aggiravano tra i 1000 e i 2000 euro.
Il vertice del sodalizio è costituito da due coniugi italiani e da una cittadina cinese.
Nel prosieguo dell’attività d’indagine, emergeva anche la figura di un poliziotto in servizio presso la Questura di Catanzaro, per il quale i successivi, scrupolosi approfondimenti investigativi facevano emergere la dedizione alla gestione e sfruttamento di un giro di prostituzione di donne di diverse nazionalità, alle quali venivano procacciati clienti e messe a disposizione strutture ricettive o appartamenti, con il coinvolgimento di altri indagati, nella messa a disposizione di immobili utilizzati per la prostituzione ovvero nel favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
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