Guardie mediche, il commissario Cotticelli invita a sospendere l'esecutività di una delibera non esecutiva. I dubbi restano

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La lettera inoltrata alla commissione prefettizia dell'Asp
  21 febbraio 2020 16:59

di STEFANIA PAPALEO

La delibera c'è, la sospensione no. E non potrebbe esserci, non essendo stata mai, la delibera in questione, esecutiva.

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Stiamo parlando del caso scoppiato intorno all'ipotizzato taglio di 35 postazioni di Guardie mediche sul territorio del distretto di Catanzaro (LEGGI QUI), rispetto al quale adesso è la stessa Commissione straordinaria alla guida dell'Asp a precisare, in una nota stampa ufficiale, che "non è assolutamente intendimento della Commissione Straordinaria ''tagliare'' o ''sopprimere'' le attuali postazioni".  E aggiunge: " La delibera n. 64 del 12 febbraio 2020 ha esclusivamente natura di proposta nell'ambito di una programmazione e di una riorganizzazione complessiva della medicina generale, che sono di competenza esclusiva di altri soggetti istituzionali".

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Delibera che ieri aveva sollevato un polverone non solo tra i medici interessati, ma anche tra i sindaci del territorio, con una presa di posizione di 40 di loro che hanno minacciato le dimissioni di massa (LEGGI QUI), fino ad un post su Facebook dell'ex consigliere regionale Arturo Bova, che pubblicamente ha annunciato la sospensione dell'atto (LEGGI QUI). 

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Una sospensione subito negata dall'Asp, al cui indirizzo, infatti, era semplicemente arrivato un "invito" a sospendere l'esecutività della delibera "in quanto la stessa deve essere sottoposta alla valutazione del Comitato permanente per la Medicina generale, anche alla luce di una nuova organizzazione della rete di Continuità assistenziale per l'intera Regione". In calce, la firma del dirigente generale, Antonio Belcastro, e del commissario ad acta della sanità in Calabria, Saverio Cotticelli.

Un invito che, tuttavia, ha destato più di qualche perplessità, destinate ad aumentare alla luce di quanto scrive la Commissione nel comunicato stampa di oggi, in cui spiega che "la deliberata ipotesi di lavoro, che è stata preceduta da un incontro nelle competenti sedi con una rappresentanza anche dell'ANCI, tiene conto delle vigenti prescrizioni normative, nazionali e regionali, sui rapporti tra popolazione residente e numero di medici di continuità assistenziale e, così come evidenziato nella delibera medesima, la sua esecutività è subordinata al ''recepimento della competente Struttura Commissariale, a garanzia della coerenza con la programmazione di livello regionale'' e alla ''valutazione di sostenibilità economica'' da parte del competente Dipartimento regionale Tutela della Salute nonché, alla ''formale'', obbligatoria, adesione da parte dei medici di assistenza primaria".

Dunque, "la proposta, per come compendiata nella delibera n. 64 del 12 febbraio 2020, si inserisce nell'ambito  di un procedimento che coinvolge più soggetti istituzionali, fra i quali anche i sindaci del distretto per una scelta condivisa nell'interesse dei cittadini, in particolare, delle fasce più deboli, anziani e bambini", incalza la Commissione, che, "a conferma della più ampia disponibilità", si dice, in conclusione, "aperta a un confronto costruttivo con tutte le parti interessate per lo sviluppo di ulteriori ipotesi, con l'obiettivo di assicurare i necessari, giusti, livelli di assistenza".

Insomma, a conti fatti, di chiaro c'è ben poco, soprattutto rispetto all'invito giunto all'Asp di sospendere l'esecutività di una delibera che, in verità, non era affatto esecutiva, così come ribadisce oggi, nero su bianco, la Commissione straordinaria. Delibera che, peraltro, scaturisce da una relazione allegata all'ultimo bilancio approvato (2018)  che "giustificherebbe" il taglio di 35  postazioni di continuità assistenziale sulle 60 che attualmente presentano "un costo di 9.200.000 euro circa" - non adeguato, peraltro, al lavoro svolto - in quanto ciò comporterebbe una riduzione del costo a meno di 4 milioni di euro (LEGGI QUI).

Il caso, dunque, appare tutt'altro che chiuso. Perché il commissario Cotticelli e, ancor di più, il dirigente generale regionale Belcastro chiedono di sospendere l'esecutività della delibera "incriminata"  dimostrando così di ignorare che la stessa è subordinata al "recepimento della competente Struttura Commissariale, a garanzia della coerenza con la programmazione di livello regionale'' e alla ''valutazione di sostenibilità economica'' da parte del competente Dipartimento regionale Tutela della Salute nonché, alla ''formale'', obbligatoria, adesione da parte dei medici di assistenza primaria"? E chi ha potuto dare all'ex consigliere regionale Bova garanzie tali da indurlo ieri ad annunciare pubblicamente via social che la stessa delibera sarebbe stata sospesa nella giornata di oggi? Per non parlare dei 40 sindaci che hanno alzato l'ascia di guerra, sbandierando addirittura la minaccia di dimettersi, nonostante l'incontro già programmato per il prossimo 4 marzo.

Insomma, i dubbi restano e non riguardano certamente il provvedimento dell'Asp.

 

 

 

 

 

 

 

 

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