Inchiesta sulle commissioni comunali di Catanzaro, tra urla e schiamazzi è "rissa" su La7 fra Polimeni e Giletti

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Marco Polimeni e Massimo Giletti durante la trasmissione "Non è l'Arena"
  12 gennaio 2020 23:45

Il caso delle commissioni consiliari del Comune di Catanzaro finisce su La7 nel programma di Massimo Giletti "Non è l'Arena". Fra rimborsi per assunzioni fittizie alle ditte private e falsi verbali con gettoni indebitamente percepiti, risulta indagato praticamente tutto il Consiglio: 29 su 32. In collegamento, da Catanzaro, è intervenuto il presidente del Consiglio comunale, Marco Polimeni, che ha affermato all'inizio: "Chi opera nel pubblico deve rispondere del proprio operato. Sono stati raggiunti da un avviso di garanzia, la nostra Costituzione prevede la possibilità di difendersi. La vedo come un'occasione di trasparenza per chiarire come stanno le cose".

Dopo una prima parte più diplomatica, il clima si è surriscaldato. Prima Alessandro Cecchi Paone ha puntato Polimeni sul fatto che non fosse in grado di rispondere su "cosa hanno fatto i consiglieri in 71 riunioni in due mesi". Il presidente del Consiglio ha risposto che sicuramente "hanno lavorato preparando pratiche che poi sono arrivate in Consiglio". L'accerchiamento è continuato ad opera del giornalista Luca Telese e dell'imprenditore Barbagallo (che ha denunciato componenti delle cosce di 'ndrangheta a Vibo), fino ad arrivare alla rappresaglia verbale. Polimeni ha citato il procuratore Gratteri, ma secondo Giletti qualcuno lo aveva suggerito fuori dalla telecamera. I decibel si sono alzati con tanto di minacce di querela da parte di Polimeni che ha criticato la "miscellanea" della trasmissione che avrebbe mischiato antimafia e fatti amministrativi (come quello delle commissioni) "parlando male della Calabria.

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Prima delle urla, direttamente da Catanzaro, sono stati intervistati alcuni cittadini e anche alcuni consiglieri. questi ultimi nel corso dello svolgimento di una seduta di commissione, dall'inviato della trasmissione. A parlare per primo è stato Fabio Talarico, sostenendo che "il consigliere comunale di Catanzaro guadagna meno fra tutti in Italia". Poi è stata la volta di Antonio Angotti, che ha spiegato che per la legge "anche un minuto di presenza dà diritto al gettone", mentre Enrico  Consolante ha confessato umanamente:  "Non è una cosa bella quella che stiamo subendo".  

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Capitolo a parte dedicato al consigliere Andrea Amendola. Oltre all'inchiesta sulle commissioni, in cui è coinvolto il fratello, titolare della ditta che avrebbe ottenuto i rimborsi contestati dalla Procura, è stato chiamato in causa per il suo famoso matrimonio allo stadio Ceravolo nel 2014. Su questa vicenda "ho ricevuto un avviso di garanzia", ha confessato Amendola. La faccenda si concentra sulla somma versata dal consigliere al Comune per l'utilizzo dello stadio e che, in ogni caso, nulla ha a che vedere con l'inchiesta attuale sulle commissioni, rispetto alla quale Giletti ha tirato fuori una lettera denuncia che era stata spedita all'indirizzo di Palazzo de Nobili dal presidente dell'associazione "I Quartieri", Alfredo Serrao, ad agosto 2018.

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