Lavori al seminario di Squillace. Intesa con la ditta, da 460 a 140 mila euro: dubbi del revisore

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Seminario di Squillace
  20 settembre 2020 22:43

di PAOLO CRISTOFARO

Chi opta per la vita di clausura di solito non esce. Il seminario di Squillace accoglie ancora le suore di clausura, ma il fatto strano è che, oltre a non uscire loro, da quando le vicende comunali si sono intrecciate con gli affari ecclesiastici, a non uscire più, da questo seminario, sono anche i politici. Rimane ancora irrisolta la contorta e ormai nota vicenda dei lavori all'edificio finanziati con fondi pubblici, ma per i quali la Regione Calabria ha revocato il finanziamento per "mutazione illecita del progetto" e mancata consegna degli atti finali e della rendicontazione completa. Adesso, all'ordine del giorno del prossimo consiglio comunale, il debito fuori bilancio con la ditta "Giafra" per parte di quei lavori, ma i conti non tornano.

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La ditta rivendicava 460mila euro, ma - probabilmente dietro la "minaccia" del secondo dissesto - il Comune è riuscito, con un protocollo d'intesa, a concordare la cifra di 140mila euro. Qual è il punto? Stando a quanto riferito dal primo cittadino, Pasquale Muccari, il revisore dei conti, il cui parere è stato chiesto proprio dagli amministratori, prima di portare la pratica in consiglio, suggerisce di non pagarne neanche 140mila, ma soltanto 90mila, mentre gli altri spetterebbero, stando a quanto emerso dalle carte, a chi indebitamente avrebbe beneficiato del tutto. Ma procediamo con ordine. 

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Di questi lavori, dei quali si discute da anni, non si è mai riusciti a venire a capo. Documentazione mai presentata in maniera completa alla Regione, Rup che non completa la procedura, atti mancanti, rendicontazione che non quadra e quindi finanziamento revocato. Una ditta impegnata in quei lavori - risalenti all'amministrazione di Guido Rhodio - è la "Giafra", che aveva chiesto ora 460mila euro. Di questi 460mila euro, stando ai calcoli dell'Ente comunale, solo 84mila (90 includendo interessi e altro) risulterebbero di spesa "contrattualizzata", mentre ben 370mila euro sarebbero da far risalire a lavori "extra-contratto" e riserve varie. La ricostruzione finanziaria ha quindi dell'incredibile: su 460mila euro soltanto 84mila erano previsti da contratto. 

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Pagare questi 460mila euro, tuttavia, per il Comune di Squillace, sarebbe stato catastrofico. Con un dissesto ancora in atto, un debito di questo tipo avrebbe portato dritti al secondo dissesto finanziario. A seguito di una trattativa tra azienda e Comune - per l'impresa, forse, il paventano nuovo dissesto sarebbe stato peggio - si è optato per la somma di 140mila euro, già ben al di sotto delle richieste. Ora la questione va portata in consiglio comunale, la cui prima convocazione è prevista per la mattinata di sabato prossimo. Ma c'è un problema. L'amministrazione ha chiesto il parere anticipato del revisore dei conti, che invece suggerisce di non pagarne più di 90mila, cioè gli 84mila contrattualizzati più le spese varie.

I rimanenti dovrebbe pagarli, quindi, chi indebitamente ha beneficiato di opere aggiuntive non previste e non i cittadini squillacesi. Un caso amministrativo che, tra le colline di un borgo lontano dai grandi centri calabresi e dai riflettori, si protrae da anni, nel silenzio generale, ma soprattutto senza che ancora i responsabili di questo e di altri contorti procedimenti amministrativi abbiano mai pagato gli errori commessi o ne abbiano mai risposto. Si attende ora l'esito della vicenda.  

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