Le mani della 'Ndrangheta sui fondi per l'emergenza Covid: a Milano otto arresti

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Guardia di Finanza

Dalle indagini condotte dalla Dda di Milano è emerso che una persona inserita in una cosca ha ottenuto i contributi a fondo perduto e voleva beneficiare anche dei finanziamenti per le imprese previsti per l'emergenza Covid

  14 luglio 2020 10:47

Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano in un'inchiesta della Dda contro la 'ndrangheta ha arrestato 8 persone per associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta.

Dalle indagini è emerso che una persona inserita in una cosca ha ottenuto contributi a fondo perduto e voleva beneficiare anche dei finanziamenti per le imprese previsti per l'emergenza Covid. Le indagini, condotte dal Gico della Gdf, sulle infiltrazioni della mafia calabrese nell'economia, come spiega il procuratore Francesco Greco in una nota, hanno accertato che "il principale indagato, indicato dai collaboratori come inserito" nel "clan di San Mauro Marchesato che fa capo a Lino Greco" nella provincia di Crotone "ha presentato richiesta ed ottenuto" per tre delle società inserite nello "schema di frode" i "contributi a fondo perduto", attestando un volume di affari "non veritiero" e "fondato sulle false fatture".

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Contributi previsti dal decreto 34 del 19 maggio scorso. Inoltre, si legge ancora, "ha tentato di beneficiare" anche dei finanziamenti del decreto legge 23 dell'8 aprile che servono a "sostenere il sistema imprenditoriale nella particolare congiuntura economica determinata dall'emergenza sanitaria".

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Quattro persone sono finite in carcere e quattro ai domiciliari e sono stati sequestrati beni, tra cui aziende e disponibilità finanziarie, per 7,5 milioni di euro. Perquisizioni in corso in varie regioni e in più la notifica di un avviso di conclusione indagini a carico di 27 persone. Il clan Greco è una 'ndrina della 'locale' di Cutro (Crotone) e opera anche in Lombardia. L'inchiesta ha svelato "una complessa frode all'Iva nel settore del commercio di acciaio" con fatture false e attraverso società "cartiere" e "filtro", anche all'estero, intestate a prestanome. Le imprese erano di fatto gestite da affiliati al clan che fa capo a Lino Greco, una "cosca federata" a quella di Cutro che fa capo a Grande Aracri. Contestato l'autoriciclaggio per mezzo milione di euro attraverso conti anche in Inghilterra e Bulgaria.  

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Riciclaggio di soldi poi inviati anche a istituti di credito cinesi. C'è anche questo particolare nelle indagini della Dda di Milano che stamani hanno portato ad 8 arresti in un blitz contro la 'ndrangheta, che puntava pure ad ottenere i fondi destinati alle imprese in crisi per il Covid. Gli affiliati alla 'ndrangheta, spiega il procuratore di Milano Francesco Greco, si sono avvalsi della "collaborazione" di un cinese (arrestato) residente in Toscana, "interessato a riciclare importanti somme" cash e a "mandarle in Cina". Sarebbero stati bonificati mezzo milione di euro dai conti correnti di alcune società inserite nel meccanismo di frode fiscale. Soldi che sarebbero andati verso banche cinesi.  

Ha ottenuto 45mila euro di contributi a fondo perduto per l'emergenza Covid una delle società intestate a prestanome e gestite da Francesco Maida, collegato al clan della 'ndrangheta capeggiato da Lino Greco di San Mauro Marchesato, provincia di Crotone. Emerge dalle indagini della Gdf e della Dda di Milano che oggi hanno portato ad 8 arresti per una maxi frode fiscale internazionale sull'Iva. Per ottenere i fondi, previsti dal decreto 34 del 19 maggio, Maida avrebbe utilizzato fatture false emesse dalle società inserite nello schema di frode.

Allo stesso tempo, sempre stando alle indagini della Dda milanese, Maida avrebbe tentato "di beneficiare" anche dei finanziamenti del decreto legge 23 dell'8 aprile che servono a sostenere le imprese "nella particolare congiuntura economica determinata dall'emergenza sanitaria" causata dal Coronavirus.

"Non ce l'hai messo il colpo dentro". "Ora è carica". "Questa è la sicura (...) devo solo scarrellare e sono pronto (...) sicuro che non c'è il colpo in canna?". "No, tranquillo". E' un dialogo intercettato tra Francesco Maida, arrestato nel blitz contro la 'ndrangheta della Dda di Milano che oggi ha portato a 8 misure cautelari, e un altro indagato. Inchiesta che ha messo in luce che una società, legata ad una cosca del Crotonese, aveva ottenuto contributi a fondo perduto per l'emergenza Covid e puntava anche ad altri finanziamenti. Nell'intercettazione, riportata nell'ordinanza cautelate firmata dal gip di Milano Alessandra Simion, Maida e un altro indagato dialogano in casa dello stesso Maida, a Milano, mentre sono "impegnati nell'operazione di pulizia delle armi" e nella "conta dei colpi" e discutono "delle cautele da adottare in caso di utilizzo".

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