L'Unical si ferma. Ansia tra i lavoratori de La Cascina. Gianfranco Tricanico: "Ora siamo in cassa integrazione, ma chi ci garantisce se e quando torneremo?"

di GIORGIA RIZZO

Futuro incerto per la vita nel campus dell'Università della Calabria a causa dell'emergenza sanitaria che obbliga tutti al distanziamento sociale. Un dispiacere per gli studenti, ma anche una preoccupazione concreta per chi nel campus ci lavora. E' il caso dei lavoratori della cooperativa La Cascina, che si occupano del servizio mensa e del bar dell'Ateneo, molti dei quali attualmente in cassa integrazione nella speranza di poter ritornare presto a lavorare. Un servizio che in questo momento continua ad essere a disposizione dei pochi ragazzi rimasti negli alloggi, in particolare studenti stranieri, in modalità più sicure come l'asporto. Meno pasti e meno personale. Molti infatti i lavoratori rimasti a casa e mandati in cassa integrazione. 

"La cassa integrazione è garantita al massimo fino al 31 ottobre, ma dopo chi ci dice quando e se torneremo a lavorare?. A esprimere questa preoccupazione condivisa è uno dei lavoratori de La Cascina, Gianfranco Tricanico: "Se la situazione rimarrà così - incalza - se l'Università non rinnoverà gli accordi di scambio internazionale e se personale e studenti dovranno lavorare e studiare da casa, allora il numero dei pasti diminuirà e l'azienda potrebbe prendere provvedimenti. E per noi saranno problemi". 

A fermarsi non è solo l'idea di campus, di sapere e scambio, su cui l'Università della Calabria si fonda, ma anche un motore economico per l'intero territorio, una fonte di sostentamento per chi lavora all'interno, ma anche nei pressi dell'università. E che dovrà fare i conti con un'impoverimento di quel tessuto sociale ed economico locale che vive in funzione dell'Ateneo. 

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