di STEFANIA PAPALEO
Il pentito reggino Simone Canale, trovato morto lo scorso 22 ottobre nella sua camera da letto del piccolo appartamento di Biella dove si era rifugiato dopo la sua collaborazione con la giustizia, potrebbe essere stato avvelenato. Questa, ovviamente, è solo un'ipotesi, che, tuttavia, sembra farsi sempre più strada nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore, Teresa Angela Camelio, la quale, all'esito dell'autopsia portata avanti dal Ctu Luca Tajana, sulla scia di una comunicazione spedita alla sua attenzione da quest'ultimo, ha disposto il conferimento dell'incarico al medico legale, Claudia Vignali, al fine di eseguire un esame tossicologico sul cadavere.
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L'appuntamento è per le 9,30 del 2 novembre a Palazzo di giustizia di Biella, dove sarà presente l'avvocato Claudia Conidi del foro di Catanzaro, che, fin dall'inizio della sua collaborazione, ha affiancato Canale in tutti i processi di 'ndrangheta sfociati anche dalle sue dirompenti dichiarazioni sulle cosche reggine.
Del resto, è stato proprio l'avvocato Conidi a insistere subito per l'autopsia, non avendo mai creduto alla morte per Covid di Simone Canale che, per ben tre giorni, è rimasto chiuso in un sacco nero nella sua stanza, fino a quando l'esito negativo del tampone ha indotto il magistrato a prendere in considerazione le istanze del legale, che aveva raccolto, nei giorni precedenti, i timori del suo assistito, che anche alla fidanzata aveva scritto di sentirsi in pericolo.
Simone Canale chiuso in un sacco nero
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