di EDOARDO CORASANITI
L'operazione ha inizio il 18 luglio del 2019, prosegue con l'avviso delle conclusioni indagini a marzo e oggi tocca un nuova tappa: la Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 11 indagati nell'ambito di una inchiesta su usura, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, furto. Reati aggravati dal metodo mafioso. Al centro della vicenda una presunta estorsione perpetrata ai danni di Carmelo Zappia, un imprenditore di Nicotera, durata, secondo la ricostruzione guidata dal procuratore Antonio De Bernardo, circa otto anni. L'udienza preliminare è fissata per il 13 luglio alle ore 11,30, nel Tribunale di Catanzaro.
Tra gli indagati (ormai imputati) anche Antonio Mancuso, ritenuto esponente di spicco della cosiddetta dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta vibonese. Per i Carabinieri di Tropea sarebbe elemento apicale della consorteria ‘ndranghetistica operante nel territorio nicoterese, nonché il “fulcro” dell’attività investigativa che ha portato a fare luce su una estorsione perpetrata ai danni di un imprenditore di Nicotera. Per gli inquirenti, nonostante l’età, avrebbe dunque continuato a gestire in prima persona gli affari illeciti di una parte della potente “famiglia”.
Nel maggio del 2019, l’imprenditore nicoterese Carmine Zappia, vessato dalle pesanti richieste estorsive, aveva deciso di raccontare tutto agli inquirenti. Pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali portati dai Carabinieri di Tropea con la collaborazione dei colleghi della Stazione di Nicotera. In poche settimane gli investigatori chiudono il cerchio. Una storia che sarebbe iniziata otto anni prima, nel maggio del 2011, con l’acquisto di un immobile con due piani fuori terra a Nicotera e del valore di 400 mila euro. Metà dell’importo sarebbe stato immediatamente consegnato mentre per l'altra parte sarebbe stata lasciata con pagamenti periodiche senza termini temporali.
Ma I problemi per l’imprenditore sarebbero iniziati subito dopo il perfezionamento della compravendita e il pagamento della prima parte. I venditori avrebbero cominciato a richiedere, in maniera sempre più minatoria, richieste di consegna del denaro.
E davanti alle risposte evasive del debitore si sarebbero interfacciati ad esponenti vicino ad Antonio Mancuso per avere quanto pattuito e recuperare il credito. Le “pressioni”, insomma, sarebbero diventate insostenibili e le minacce sempre più costanti: “Hai preso per il culo mio zio Antonio! Entro domenica mi devi dare i soldi e martedì se non mi vuoi dare i soldi devi stare chiuso!” avrebbe intimato Cicerone, determinato secondo l’accusa a passare alle vie di fatto e a “pestare” la vittima.
Antonio Mancuso avrebbe poi preteso i cinquemila euro periodici quale affitto del locale (di proprietà della vittima della presunta estorsione) ma anche tassi di interesse del 10% mensile sull’insoluto. Un incubo terminato con la denuncia ai Carabinieri che hanno registrato tutto e “liberato” l'imprenditore.
Nell’inchiesta finiscono, anche nuovi indagati rispetto ai primi otto di quando scattò l'indagine. Tra questi, anche Francesco Ivan D’Aloi, Giovanni Iermito e Gabriele Gallone. Secondo l’accusa si sarebbero impossessati di una telecamera utilizzata dai carabinieri della Compagnia di Tropea rimuovendola dall’area antistante una rivendita di tabacchi di Nicotera dov’era stata collocata nell’ambito dell’attività investigativa coordinata dalla Procura di Catanzaro.
Per questo motivo sono accusati di furto con l’aggravante di aver commesso il fatto con violenza sulle e di aver agito al fine di agevolare la cosca Mancuso.
I NOMI:
Mancuso Antonio, 1938, detenuto a Napoli, difeso dall'avvocato Giuseppe Di Renzo;
Cicerone Alfonso, 1974, detenuto a Taranto, difeso dagli avvocati Salvatore Campisi e Antonio Barilari;
Cicerone Giuseppe, 1931, difeso dall'avvocato Francesco Capria;
Comerci Salvatore, 1985, difeso dagli avvocati Giuseppe DI Renzo e Paride Scinica;
Gurzì Salvataore, 1985, difeso dall'avocato Antonio Barilari;
Campisi Andrea, 1985, avvocato dall'avvocato Giuseppe Grande;
D'Amico Rocco, 1981, difeso dall'avvocato Antonino Cosentino;
D'Ambrosio Francesco Salvatore, 1980, difesi dagli avvocati Francesco Sabatino e Antonino Cosentino;
Gallone Gabriele, 2001, difeso dall'avvocato Paride Scinica;
D'Aloi Francesco Ivan, 2000, difeso dall'avvocato Francesco Sabatino e Francesco Capria;
Iermito Giovanni, 1997, difeso dall'avvocato Francesco Capria.
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