Nuovo Decreto Calabria. Il prof. De Crescenzo replica da Napoli al prof. Donato: "Sanità "borbonica"? Magari..."

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Gennaro De Crescenzo
  10 novembre 2020 19:57

di GENNARO DE CRESCENZO

Gentile direttore, nella sua lettera indirizzata al premier Conte (Nuova Calabria 8/11/20), il prof. Valerio Donato contesta le nomine dei commissari calabresi per la sanità parlando di “viceré molto prossimi alle cariche di borbonica memoria”.

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Chiaro il solito intento denigratorio come da antica tradizione quando si usa l’aggettivo “borbonico” associandolo sempre e comunque a qualcosa di negativo. In questo caso, però, l’uso di quell’aggettivo è quanto mai inopportuno. Premesso che condividiamo il giudizio negativo a proposito di nomine&commissari calabresi, il prof. Donato certamente saprà che la famosa “burocrazia borbonica” era ed è solo una fake news storica.

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Basterebbe, del resto, dare un semplice occhio alle Collezioni di Leggi e Decreti del Regno delle Due Sicilie per capire che l’apparato burocratico era semplice, essenziale ed efficiente con il costante obiettivo di favorire il decentramento amministrativo (in particolare cfr. il decreto del 20 ottobre del 1859 finalizzato ad evitare intralci burocratici e snellire l’esecuzione delle leggi). In quanto all’apparato legislativo, il “Codice per lo Regno delle Due Sicilie”, in vigore dal 1819 con i suoi 2187 articoli, sintesi del pensiero giuridico meridionale, era tra i più avanzati e non solo in Italia. Preziosi e significativi anche i famosi studi del prof. Guido Landi con numerosi esempi relativi all’efficienza di leggi e burocrazie borboniche (“Istituzioni di diritto pubblico del Regno delle Due Sicilie. 1815-1861”, tomi 2, Milano, 1977). In quanto alle questioni sanitarie, si potrebbe ricordare il più alto numero in Italia, in percentuale, di vaccinati contro il vaiolo (oltre un milione e mezzo solo tra il 1777 e il 1832 grazie all’azione di apposite Giunte Vacciniche, di ricerche e pubblicazioni sintetizzate negli ottimi regolamenti del 6 novembre del 1821).

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Sempre a proposito di organizzazione sanitaria, dovremmo ricordare che quello delle Due Sicilie fu il primo stato italiano a trattare il concetto di “sanità” tra la Prammatica di Carlo di Borbone nel 1751 (Istruzioni Generali in materia di Sanità) e le prime leggi in Italia in particolare sulle epidemie fino al Regio Decreto del 1817 che per diversi aspetti risulta (proprio nella divisione di competenze, aree e territori) ancora moderno e attuale. Da citare anche i primati relativi alla percentuale di medici per abitanti (80 ospedali e 9.390 medici per 9 milioni di abitanti a fronte di 7.087 medici per 13 milioni di abitanti nel resto dell’Italia) e alla gratuità dell’assistenza sanitaria. Se proprio dobbiamo criticare governi e nomine, allora, forse potremmo evitare di citare i… Borbone.

Cortesi saluti

*professore, Napoli 

LEGGI ANCHE QUI. Nuovo Decreto Calabria. Il prof Valerio Donato a Conte: "Si nomina un Viceré di borbonica memoria, molte norme incostituzionali"

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