Operazione “Helianthus”. La cattura del boss latitante, Pietro Labate, e il ritrovamento di agende con scritture contabili

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images Operazione “Helianthus”. La cattura del boss latitante, Pietro Labate, e il ritrovamento di agende con scritture contabili
Giovanni Bombardieri
  29 gennaio 2020 08:23

Le indagini da cui scaturisce l’operazione Helianthus (LEGGI QUI) , iniziate nel 2012, portarono a distanza di oltre un anno, il 12 luglio 2013, alla cattura del latitante LABATE Pietro, leader carismatico e capo storico della cosca che porta il suo nome.

LABATE Pietro si era sottratto nel mese di aprile 2011 all’esecuzione del fermo di indiziato di delitto emesso dalla D.D.A. di Reggio Calabria ed eseguito dalla Squadra Mobile nei confronti di capi e gregari delle Tegano e Labate nell’ambito dell’operazione “Archi”.

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Al culmine di un’intensa e laboriosa attività investigativa supportata da molteplici intercettazioni telefoniche, ambientali e da sistemi di video sorveglianza, nell’estate del 2013 gli investigatori della Squadra Mobile localizzavano e catturavano il boss latitante nel suo feudo, mentre si muoveva a bordo di uno scooter vicino al torrente S. Agata. Nel covo in cui aveva trovato rifugio, non distante dal luogo in cui era stato localizzato, vennero scoperte alcune agende sulle quali il boss aveva annotato nomi di persona, importi e denominazioni di ditte rivelatesi determinanti ai fini dell’accertamento della penetrazione dei LABATE nel tessuto di alcune attività economiche e commerciali locali.

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