di EDOARDO CORASANITI
Due autoveicoli con autisti per il trasporto di persone per l’organizzazione della festa di diciottesimo compleanno della figlia; una sistemazione a Milano per la figlia della moglie del presidente della provincia di Reggio Calabria; il trasporto di un tapis roulant presso la propria abitazione tramite un veicolo e del personale dell’Avr.
Per la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, si tratta di “vantaggi di varia natura” di cui avrebbe goduto Domenica Catalfamo, attuale assessore regionale ai Lavori pubblici e alle infrastrutture in quota Forza Italia ed ex dirigente del settore Viabilità-Trasporti-Catasto Strade- APQ della Città Metropolitana di Reggio Calabria, indagata nell'operazione "Helios" che ha fatto emergere presunti collegamenti e rapporti tra imprenditori vicini a cosche e pubblica amministrazione. Nel complesso, l'operazione riguarda ipotetici affari intorno al il ciclo dei rifiuti, pulizia del suolo, affidamento e l'esecuzione di opere nel settore edile e manutentivo.
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Per il profilo riferito a Catalfamo (indagata per il suo ruolo in passato al Comune di Reggio Calabria e dunque per un'attività precedente all'incarico in Cittadella regionale), una rete di presunti rapporti fino al 2018 e dinamiche tutte da provare nel processo, ma che per gli inquirenti si sono materializzati anche attraverso incontri informali da lei favoriti tra la dirigenza dell’Avr e i vertici politici della Provincia presso la sua abitazione estiva, come nel caso dell’incontro del 4 agosto 2015 tra Catalfamo, Claudio Nardecchia e il presidente della provincia Giuseppe Raffa (quest’ultimo non è indagato).
Al centro, la vicenda che oggi è stata messa nero su bianco attraverso la notifica dell’avviso di conclusioni delle indagini a 13 persone tra cui imprenditori, ex consiglieri regionali e comunali di Reggio Calabria: il rapporto tra pezzi dell’amministrazione comunale reggina e l’Avr, società che “direttamente o mediante società controllate, aveva in corso di esecuzione vari appalti per la manutenzione delle strade, per la realizzazione di strade e per la raccolta dei rifiuti soprattutto con la Città Metropolitana di Reggio Calabria”, scrivono i sostituti procuratori Walter Ignazzitto, Stefano Musolino e Alessandro Moffa, coordinati dal procuratore capo Giovanni Bombardieri.
Due i capi d’accusa nei confronti di Catalfamo per i reati di corruzione per l'esercizio della funzione e corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio da una parte e associazione a delinquere dall’altra.
Le contestazioni ora in mano all’indagata saranno oggetto di valutazione e analisi da parte dei suoi avvocati, i quali avranno 20 giorni di tempo per chiarire la posizione dell’assessore regionale alle Infrastrutture e Lavori Pubblici. Trascorsi i venti giorni, gli inquirenti dovranno prendere in considerazione gli elementi acquisiti e optare per due possibilità chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione.
I FATTI CONTESTATI:
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, Catalfamo avrebbe da un lato veicolato e mediato le presunte indebite pretese dei politici e amministratori della città nella confronti della Avr e dall’altro tutelato gli interessi e le istanze della società appaltatrice e delle altre controllate presso altri vari enti pubblici. Lo scopo? Per gli inquirenti, trarne “utilità di vario genere” Per questo capo d'imputazione, Catalfamo è indagata con Claudio Nardecchia (amministratore delegato e legale rappresentante dell'Avr) e Enzo Romeo, (responsabile Generale dell'Area Calabria dell'Avr).
In più occasioni, dunque, l’allora dirigente Catalfamo, "venendo meno alla posizione di terzietà e imparzialità propria del suo ruolo pubblicistico", anziché denunciare all'Autorità giudiziaria le illecite pretese avanzate dai politici locali nei confronti della dirigenza dell'AVR (spesso legate all'assunzione di specifici lavoratori) si sarebbe prestata ad assecondarle e a veicolarle, impegnandosi a mediare tra le opposte esigenze in modo da preservare l'equilibrio tra le parti. Un caso è quello del consigliere metropolitano Antonio e dell’ex consigliere regionale Giovanni Nucera.
E non è finita, perché l’attuale assessore regionale si sarebbe interessata “indebitamente” a dinamiche e vicende puramente interne alle società appaltatrici , come la R. TI., aggiudicataria dei lavori di costruzioni del III lotto della Gallico-Gambarie, fornendo alla dirigenza dell'A. VR. s.p.a. informazioni e notizie riservate, in violazione dei doveri di segreto e riserbo che secondo l'accusa avrebbe dovuto rispettare. Il modus operandi descritto sarebbe stato diretto ad agevolare il celere svolgimento delle procedure amministrative e "sbloccare" alcune situazioni di impasse che avrebbero potuto pregiudicare gli interessi di A. VR.
Per questo motivo, l’avviso di conclusione delle indagini racconta la vicenda dell'acquisizione del ramo di azienda della società ITER, società cooperativa prima da parte della COOP COSTRUZIONI . e poi, dopo la messa in liquidazione di quest'ultima società, da parte della stessa A. V.R. s.p.a., passaggio necessario per procedere all'aggiudicazione definitiva dell'appalto alla R.Tl. di cui l'A. V.R. risultava capogruppo, o della mancata presentazione al SUAP da parte dell'A, V.R. di tutta la documentazione contabile necessaria per l'avvio dell’appalto.
L’altro capo d’accusa si lega alle figure di Veronica Caterina Gatto ( settore "Servizi Ambientali Avr'), Claudio Nardecchia, Enzo Romeo: l’imputazione è di associazione a delinquere finalizzata a commettere una pluralità di delitti contro la Pubblica Amministrazione, in modo da instaurare e mantenere uno stabile e solido rapporto funzionale ad agevolare l'esercizio delle attività economiche riferibili direttamente o indirettamente alla società A.VR. s.p.a., in cambio di benefici e favori privatistici di vario tipo.
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