Riapertura dei cantieri edili. Anna Caruso: "Un atto di coraggio degli imprenditori lametini"

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Anna Caruso
  02 maggio 2020 13:03

di ANNA CARUSO

Riapertura dei cantieri edili. Atto di coraggio degli imprenditori lametini (e non). Con il DPCM del 26 aprile 2020 è stata consentita la riapertura il prossimo 4 maggio dei cantieri edili col pieno rispetto del protocollo di sicurezza previsto per il contenimento della diffusione del Covid-19. Il nuovo Protocollo contiene le regole principali che i datori di lavoro devono adottare nei cantieri e riguarda le informazioni sugli obblighi nel cantiere; i dispositivi di protezione individuale; le modalità di accesso dei fornitori esterni ai cantieri; la pulizia e igiene nel cantiere; la gestione spazi comuni (mensa, spogliatoi); l'organizzazione del cantiere (turnazione, rimodulazione dei cronoprogramma delle lavorazioni); la gestione di una persona sintomatica in cantiere; l'esclusione dalle penali per ritardi nei lavori. La voglia di ripartire non manca, ma tali nuove regole renderanno più difficile la realizzazione delle opere e la convivenza nei cantieri, incidendo anche sul costo del lavoro e nel rallentamento della produttività.

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Tra l’altro, resta l’incognita delle commesse future e soprattutto di quanto i privati, all’uscita dall’emergenza, si rivolgeranno alle imprese edili per l’esecuzione di qualsiasi tipo di opera. L'edilizia ha già attraversato un periodo molto difficile; oltre 10 anni di crisi profonda che ha decimato diverse imprese e, un'altra crisi come quella che si sta palesando per l'epidemia in corso, rischia di falcidiare quelle sopravvissute. In molte non riusciranno a compensare le perdite causate dalla pandemia; senza considerare che col fermo dell’edilizia con l’arrivo dell’emergenza, le condizioni economiche per molti dei nostri concittadini impegnati sui cantieri, purtroppo sono cambiate. La sicurezza dei lavoratori è prioritaria e fondamentale, ma sono diversi gli imprenditori che hanno difficoltà a reperire i dispositivi di protezione individuale, a garantire le distanze di sicurezza tra i lavoratori, a sanificare gli ambienti; tutte condizioni che hanno spinto una cospicua quantità di imprese a rinunciare alla partenza anche alla luce della mancanza di sussidi da parte dello Stato. Infatti, l’applicazione delle misure per la prevenzione della diffusione del Coronavirus, comporterà un aggravio dei costi necessari alla prosecuzione dei lavori. 

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Alla luce di ciò, si auspica che il rispetto della normativa vigente si compia in un’ottica di collaborazione affinché vi sia la corretta osservanza delle misure ma evitando di penalizzare ulteriormente le imprese in tutte le ipotesi di incertezza o difficoltà oggettiva ad applicare le regole. Sarà, quindi, opportuno da parte degli organi di controllo un atteggiamento che sia anche di formazione, informazione e collaborazione supportando chi ha rimesso in attività le proprie imprese con le poche risorse rimaste disponibili senza ricevere, ad oggi, alcun sussidio da parte dello Stato.     

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*Presidente della VI Commissione -Sviluppo economico e Attività produttive  

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