di LOREDANA GIANNICOLA*
Le ripartenze non sono mai semplici e scontate. Da un lato emerge il nostalgico rimpianto del passato che rappresenta l’ancoraggio ad uno schema sicuro, dall’altro la paura e la preoccupazione del nuovo alla luce delle questioni che un evento drammatico, come l’epidemia da coronavirus, ha posto in primo piano. Nei prossimi mesi dovremo fare i conti con una riorganizzazione del principio della libertà a vantaggio di una maggiore sicurezza; la responsabilità personale dovrà incrociare il senso di comunità a livello generale, mentre la tecnologia rappresenterà sempre più lo strumento che aiuterà a superare l’isolamento. Questioni non propriamente liquidabili come oggetto di dibattiti televisivi, dato che non solo impattano temi che riguardano la finanza pubblica, ma da esse discende la stessa possibilità di sopravvivenza.
I virologi e gli scienziati da mesi ci ricordano che il COVID-19 sarà sempre presente nella nostra quotidianità e si nutrirà dei nostri comportamenti insensati e irrazionali, almeno fino a quando la medicina non individuerà un vaccino efficace. Nel frattempo la vita dovrà riappropriarsi dei propri spazi consueti, e questo riguarderà anche la scuola, che rappresenta il soggetto più vulnerabile, e non solo per la movimentazione di persone che coinvolge, quanto per le variabili che condizionano la sua attività. Di solito nei discorsi comuni si è spinti a parlare della scuola come di un soggetto isolato in grado di auto-organizzarsi. In realtà, la scuola è un micro-sistema inserito in un più articolato e complesso macro-sistema sociale. La qual cosa è determinante per il buon funzionamento di ogni unità scolastica sui territori, in considerazione del fatto che le variabili a carico degli Enti Locali e della società, in generale, condizionano fortemente la buona riuscita delle Scuole.
Questo discorso apre alla necessità di una riflessione seria e ragionata non solo per declinare le azioni della ripartenza, ma anche per decidere del modello di scuola che si vuole implementare nei prossimi mesi, dato che le esperienze poste in essere in questo periodo non possono essere archiviate come “soccorso didattico” o come azioni emergenziali, poiché rappresentano occasioni di modernizzazione del sistema scolastico italiano. L’attività di questi mesi, infatti, grazie all’operatività delle singole comunità scolastiche, ha fatto emergere questioni fondamentali per la ripartenza, alcune delle quali si intrecciano con il principio dell’autonomia e che sono state marginalizzate proprio per la debolezza della policy.
In primo luogo, la flessibilità oraria ed organizzativa. Quest’ultima è uno strumento che se ben utilizzato contiene opportunità ancora tutte inespresse, per creare le condizioni di una ripartenza che sia rispettosa del distanziamento sociale e della sicurezza e che favorisca l’integrazione tra didattica in presenza e didattica a distanza. Tuttavia, la flessibilità richiede alcune condizioni semplici ma imprescindibili. In primo luogo, i trasporti pubblici. Da anni, infatti, soprattutto per la Calabria, il servizio dei trasporti condiziona l’organizzazione oraria delle scuole, sicché invece di configurarsi quale attività funzionale alla realizzazione dell’offerta formativa si opera un rovesciamento improprio. L’offerta formativa è pensata in funzione dei trasporti. Questa è un’anomalia che stride con una scuola che dovrebbe rappresentare in un Paese moderno il centro da cui si dipanano tutti i servizi fondamentali per garantire il processo di istruzione, di educazione e di formazione. Nei prossimi mesi, l’obbligo di assicurare il distanziamento ed evitare gli assembramenti inciderà sull’organizzazione del tempo-scuola con entrate ed uscite in orari differenziati ed eventuali doppi turni con rientri pomeridiani. Decisioni non risolvibili semplicemente con l’abbattimento dell’orario scolastico. La garanzia del distanziamento sociale, inoltre, presuppone la disponibilità di aule adeguate e una riduzione del numero degli studenti per classe. Tali scelte non possono dipendere esclusivamente dalle scuole, ma deve diventare un’occasione formidabile per ripensare a livello nazionale i parametri per la razionalizzazione delle istituzioni scolastiche, già messi in discussione dal calo demografico registrato quest’anno e che diventerà sempre più evidente nell’immediato futuro.
In secondo luogo, le infrastrutture tecnologiche e la connettività. La garanzia del diritto all’apprendimento prevede l’esistenza delle condizioni essenziali per esercitarlo pienamente. In una società altamente tecnologizzata in cui la didattica a distanza rappresenta l’occasione per favorire l’allargamento delle opportunità formative, soprattutto per gli studenti del secondo ciclo, il principio della gratuità digitale deve rientrare nelle garanzie dello Stato a tutela delle famiglie e delle scuole, così come il rafforzamento delle infrastrutture tecnologiche deve stare dentro i piani di sviluppo del Paese e della scuola, in particolare. La tecnologia non è il fine della formazione, ma è il mezzo attraverso cui guidare i giovani alla costruzione delle competenze della digital literacy, smantellando un modello di scuola tutto ripiegato sulla codificazione del sapere e su una concezione patriarcale della cultura.
In ultimo e non per ultimo, la modernizzazione dell’impianto curricolare. Da anni ogni tentativo di generare innovazione ripensando il curricolo di scuola, finisce per fare un’operazione di “maquillage” superficiale, senza incidere nel cuore del problema che attiene alla rimodulazione dei tempi e degli spazi dell’apprendimento e ad una rivalutazione e valorizzazione del personale docente. Questa è l’occasione per aprire tavoli di ricerca su come il digitale può realmente modificare l’impianto curricolare, coniugandosi con la didattica in presenza mediante una progettazione “pensata in digitale”. Non si tratta di far ritocchi al design della scuola, ma di costruire un modello nuovo utilizzando nuovi criteri di lettura della realtà. Gli scenari sociali non permettono più che la scuola rincorra l’innovazione o adegui i percorsi di apprendimento alla domanda, ma è cogente una Scuola che prepari il futuro anticipando gli orizzonti verso cui dirigere i processi di apprendimento.
In conclusione, occorre un piano ragionato sul futuro della scuola e un protocollo serio sulla ripresa che considerino adeguatamente anche le diversità tra i singoli segmenti scolastici e le esigenze derivanti dalla crescita dei bambini e degli adolescenti. La dolorosa vicenda che vede colpiti tutti i territori, reclama il suo riscatto attraverso la valorizzazione delle esperienze vissute, che superano ogni riduzionismo ideologico e guardano al prossimo futuro per individuare modalità di vita sostenibili allontanando sempre di più lo spettro di un nuovo lockdown.
*dirigente scolastica IIS " Della Valle" Cosenza
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