Verso il secondo dissesto. I panni sporchi sui debiti del comune di Squillace

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Consiglio comunale a Squillace
  25 novembre 2019 19:41

di PAOLO CRISTOFARO

Nell'ultimo fine settimana, insieme all'allerta rossa per il maltempo a Squillace è stata diramata un altro tipo di allerta. Sempre di colore rosso come sarebbero i conti del Comune. Il sindaco Pasquale Muccari ha anticipato la probabilità di un imminente nuovo dissesto finanziario per il municipio, che già ne ha uno in corso, aperto nel 2014, con lui sempre sindaco. La storia si ripete. Come fu costretto a fare nel 2014, dichiarando il primo dissesto e aprendo un vero e proprio vaso di Pandora - che ha gettato luce su anomalie persistenti e gravissime all'interno dell'Ente - Muccari, con tutta probabilità, sarà costretto ad avviare il secondo dissesto, come aveva fatto allora, a pochi mesi dall'insediamento.

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Ma se allora ancora i cittadini erano poco consapevoli di cosa stesse succedendo, forse ora lo sono di meno. Per cercare di ricostruire quello che sta succedendo, bisogna tornare indietro di poco, partendo da un debito fuori bilancio, riconosciuto nello scorso consiglio comunale - il 10 novembre - sul quale, forse, è Muccari a non voler o a non poter essere esaustivo. Il quarto punto all'ordine del giorno indicava: "Approvazione Piano di Ammortamento Agenzia delle Entrate Riscossione".  Che cosa celava questa definizione?

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In pratica si trattava di riconoscere un debito fuori bilancio di circa 70 mila euro, programmandone il pagamento e rateizzandolo. L'ennesimo buco nelle casse comunali che ci consente di ricollegarci all'infinita serie di ammanchi che stanno conducendo l'Ente al secondo naufragio. La delibera consiliare a quindici giorni dalla seduta ancora non è ancora apparsa sull'albo pretorio. Distrazione? Elaborazione difficile? A cosa fanno riferimento i 70 mila euro? Sappiamo che la cifra include, sicuramente, 45 mila euro da restituire alla regione per il finanziamento parzialmente revocato della Rete Museale, con i comuni di Stalettì e Montauro, di cui avevamo già parlato (LEGGI QUI)  . Muccari, in consiglio, senza dilungarsi troppo entrando nel merito dei debiti da saldare, ha invece scaricato la colpa su presunti mancati pagamenti da parte di Stalettì e Montauro, facenti parte della Rete.

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Diversamente la pensa il sindaco di Stalettì, Alfonso Mercurio, sentito telefonicamente, che ha invece smentito la versione di Muccari. In effetti la determina del settore tecnico n°200 del 9/10/2017, di Squillace, specifica che, con determinazione propria n°146 del 7/09/2017, Stalettì ha erogato la somma di 9.372,65 euro e che con determinazione propria n°107 del 1/09/2017, Montauro ha pagato 8.300 euro. Conseguentemente risulta evidente che i due comuni, accusati da Muccari di aver disatteso gli accordi, almeno qualcosa invece l'hanno versata. Non sappiamo, piuttosto, se ciò sia avvenuto in ritardo rispetto alla data prevista e per quale motivo. Sappiamo però che il comune capofila del progetto intitolato "Rete museale tra il Museo Civico del medioevo di Squillace, il Museo Archeologico Vivarium di Stalettì e il Museo della Grangia S. Anna di Montauro", il cui schema è stato approvato con delibera n°20 dell'11/10/2011, era Squillace.

Difatti, ad esempio, il bando di gara (n°02/2013) per l'appalto dei lavori - in parte lasciati scoperti dalla Regione Calabria, che ha parzialmente revocato i finanziamenti - è stato firmato dall'allora R.U.P. (Responsabile Unico del Procedimento), il geometra Giuseppe Megna, ex responsabile dell'Ufficio Tecnico del Comune di Squillace, fino a quando, nel 2014, gli è stato revocato l'incarico. E a votare a favore del riconoscimento e della rateizzazione del debito, al consiglio del 10 novembre scorso, dai banchi della minoranza, c’è stato un parente del R.U.P. Megna, il consigliere Enzo Zofrea. Il suocero si era occupato delle procedure tecniche legate alla Rete Museale, le cui cause di revoca dei finanziamenti relativi e le cui cause di rallentamento non sono state ancora appurate.

Le altre situazioni debitorie, da tempo sotto i riflettori, che stanno conducendo l'amministrazione comunale verso il secondo dissesto, dipendono quasi tutte da lavori per opere pubbliche e da revoche di finanziamenti, verificatisi con analoghe modalità e pressapoco nel medesimo arco temporale, come la ristrutturazione del seminario (LEGGI QUI)  - la cui enigmatica rendicontazione ha compromesso il finanziamento della Regione Calabria - la vicenda del Parco Fluviale (LEGGI QUI) , progetto avviato su terreni non cantierabili, mai realizzato e il cui finanziamento sarebbe allo stesso modo a rischio e, come ricordato, i lavori per la Rete Museale e per Palazzo Palmisani. Voci di corridoio parlano di una cifra di ammanco che si aggirerebbe intorno ai 2 milioni di euro complessivi (il primo dissesto era stato dichiarato per circa 6 milioni), che starebbero determinando lo scompiglio delle casse comunali, come confermerebbe l'asserzione dello stesso Muccari, che ha parlato di "esposizione debitoria grave".

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