“La festa del 1° maggio è anche la festa dei figli della nostra terra e della nostra città costretti ad andar via per motivi di lavoro”: con queste parole la sezione catanzarese del Partito Democratico accende i riflettori su uno dei drammi più silenziosi ma devastanti che colpiscono la Calabria e, in particolare, il capoluogo.
Negli ultimi dieci anni la regione ha perso circa 170 mila residenti, un’emorragia che non risparmia alcun territorio, dalle aree interne ai centri urbani. Dietro a questi numeri ci sono storie di partenze forzate, di sogni infranti, di famiglie spezzate. Giovani, donne e uomini costretti a cercare altrove ciò che non riescono a costruire nella propria terra: un lavoro, una stabilità, un futuro.
“Ogni attenzione e sforzo politico – sottolinea il Pd catanzarese – dovrebbero essere rivolti al contrasto dello spopolamento”, fenomeno che mette in ginocchio comunità intere, priva la società della sua componente più dinamica e mina le basi della crescita sociale ed economica.
Il 1° maggio, festa del lavoro, è anche la festa dell’inclusione. “È il giorno in cui – continua la nota – dobbiamo dire basta ad ogni forma di discriminazione, anche quella invisibile, fatta di sguardi, di barriere culturali, di mancate opportunità”. Il lavoro è prima di tutto uno strumento di autonomia, di dignità e di realizzazione personale. Ed è solo garantendo a tutti pari accesso al mondo del lavoro che si può parlare davvero di una società giusta.
Non meno urgente è il tema della sicurezza: “La festa del lavoro deve essere anche il momento in cui ribadiamo con forza che non possiamo più accettare morti sul lavoro, tragedie che non possono appartenere a un paese civile”.
Infine, l’appello alle istituzioni e alla coscienza collettiva: “Che il 1° maggio sia la festa, soprattutto, delle giovani generazioni. Quelle che oggi vivono nella precarietà, spesso senza tutele, e che domani devono poter costruire un futuro senza incertezze e senza disparità di genere”.
Una riflessione amara ma necessaria, quella del Partito Democratico di Catanzaro, che nel giorno della festa del lavoro ricorda che troppo spesso, nel Sud, lavorare è un privilegio da conquistare altrove. Ma è anche un invito alla speranza e all’impegno, affinché il lavoro torni ad essere ciò che dovrebbe: una possibilità concreta, alla portata di tutti, nella propria terra.
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