di STEFANIA PAPALEO
Esce dal carcere Vincenzo Galatà, il ventottenne di Mongiana rimasto coinvolto nell'operazione Eureka scattata nel maggio del 2023. Il gip del Tribunale di Reggio Calabria, Antonio Foti, ha accolto l'istanza presentata dagli avvocati difensori Giovanni Russomanno e Valerio Vianello Accorretti, disponendo per l'indagati la misura cautelare meno grave degli arresti domiciliari.
Accusato di aver preso parte ad un’associazione dedita al narcotraffico, collaborando nel trasporto di cocaina con un’autovettura ed occupandosi poi del trasferimento dei proventi della commercializzazione dello stupefacente, Galatà, secondo il giudice, avrebbe mantenuto un comportamento regolare durante la detenzione in carcere, per cui nulla lascerebbe temere una violazione da parte dello stesso di una misura cautelare alleggerita come quella dei domiciliari.
Con Galatà, nel mirino della Dda di Reggio Calabria, erano finiti anche altri sei vibonesi, per un totale di 119 indagati accusati, a vario titolo, di ave preso parte a un'organizzazione criminale transnazionale impegnata in attività di riciclaggio, traffico di droga e armi a livello globale (LEGGI QUI DETTAGLI E NOMI DI TUTTI GLI INDAGATI) gestito dai clan Nirta-Strangio-Giampaolo-Giorgi-Mammoliti di San Luca e Morabito-Mollica di Africo. Il capitolo calabrese riguarda anche: Francesco Nesci, 23 anni,di Sorianello; Giovanni Nesci, 27 anni di Sorianello; Gregorio Tassone, 32 anni, di Spadola; Pasquale Prossomariti, 39 anni, di Santa Domenica di Ricadi; Bruno Galatà, 26 anni, di Mongiana; Velerio Leandro, 32 anni, di Simbario.
Nello specifico, i fratelli Francesco e Giovanni Nesci sono accusati di aver preso parte ad un’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico ed in particolare gestendo un deposito di cocaina e denaro localizzato a Roma, ricevendo lo stupefacente che veniva ivi stoccato e consegnato ai corrieri. Francesco Nesci (già condannato a Messina a 4 anni e 6 mesi per narcotraffico in altra inchiesta) sarebbe stato il responsabile del deposito nel Lazio e si sarebbe occupato di preparare il denaro da trasferire a Napoli procedendo allo stoccaggio di una parte del carico. Giovanni Nesci è invece accusato di essersi occupato in un’occasione del trasporto della cocaina, della consegna agli acquirenti e del ritiro dei relativi proventi, con l'accusa di aver detenuto anche ben 110 chili di cocaina – per un valore di oltre tre milioni e mezzo di euro – che gli inquirenti ricollegano all’omicidio di Fabio Catapano, il vicino di casa di Giovanni Nesci freddato a colpi di pistola alle 10 del mattino del 17 luglio 2020dinanzi al cancello a Castel di Leva, nell’agro romano, con una condanna già comminata a 18 anni di carcere. Gregorio Tassone si sarebbe occupato del trasporto di sostanze stupefacenti a Roma, dell’organizzazione dei viaggi e del coordinamento dell’attività degli altri corrieri dell’organizzazione. Pasquale Prossomariti è accusato di aver contattato soggetti non identificati operanti nel territorio di Africo per l’acquisto di almeno quattro chili di stupefacente (acquisto poi non concluso) e nel settembre del 2020 di avere incaricato, insieme a Carmelo Pelle, un altro soggetto per reperire sostanza stupefacente nel territorio di Platì ad un prezzo superiore a 32.000 euro al chilo (acquisto poi non concluso per il disaccordo sul prezzo). Bruno Galatà è accusato del reato di intestazione fittizia di beniin quanto Paolo Pellicano gli avrebbe fittiziamente attribuito la titolarità della quota del 51% della società “Euromeat srl” con sede a Mesoraca, nel Crotonese. Infine, Valerio Leandro è accusato di aver partecipato all’associazione a delinquere trasportando lo stupefacente e consegnandolo agli acquirenti ricevendo i relativi proventi.
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