di STEFANIA PAPALEO
Una dura e lunga requisitoria, quella iniziata oggi dal pm Andrea Buzzelli nel corso del processo ai presunti affilati ai clan del Vibonese caduti nella rete della Dda di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta Habanero. Un pesante atto d'accusa contro i 15 imputati ammessi al rito abbreviato dal gup Piero Agosteo e che si concluderà il prossimo 10 novembre con le richieste di condanna o assoluzione rispetto alle ipotesi di reato che vanno dall'associazione mafiosa all’estorsione, passando per il traffico di stupefacenti, la rapina, la turbativa d’asta e la detenzione illegale di armi. Per un imputato, Francesco Capomolla, 41 anni, Gerocarne (VV), anche l'accusa di aver preso parte alla strage di Ariola, quando a cadere sotto una raffica di colpi di fucile calibro 12 furono i cugini Giovanni e Francesco Gallace, di 41 e 27 anni, titolari di un'impresa di movimento terra, e un loro dipendente, Stefano Barillaro, di 24, nel contesto di una faida sanguinosissima che ha lasciato su campo decine di morti ammazzati (LEGGI QUI)..
Al centro della scena, dunque, le gesta del “locale” di Ariola, cosca attiva nelle Preserre della provincia di Vibo Valentia, che si sarebbe mossa tra tradizione e modernità, come hanno ricostruito gli inquirenti nelle carte da cui emergono da un lato i metodi arcaici e violenti, esemplificati nelle armi da guerra usati per una strage efferata, e dall’altro la capacità di proiettarsi oltre i confini della Calabria per espandersi in tutta Europa. Protagonista assoluta, la ‘ndrina Maiolo, il cui baricentro di azione è stato individuato storicamente in una vasta area montana che comprende diversi Comuni tra cui Gerocarne ed Acquaro, in una sorta di assetto “militare” a suon di attentati e agguati, come quello che nell’ottobre del 2003 portò all’uccisione, con 14 colpi di calibro 12, di tre persone in quella che è passata agli annali come la “strage di Ariola”.
Un delitto maturato in un contesto criminale nel quale – secondo gli inquirenti – la cosca Maiolo era pienamente inserita, alla pari di tutte le principali consorterie di ‘ndrangheta del Vibonese che, anche in altre realtà italiane, in particolare Abruzzo e Piemonte, ed estere, in particolare la Svizzera, si sarebbero infiltrate attraverso la creazione di società “lavatrici” dei proventi di narcotraffico ed estorsioni, apparentemente pubblicizzanti il “brand” Calabria, con i prodotti calabresi d’eccellenza in campo agroalimentare. Un salto di qualità evidente soprattutto in Abruzzo, al punto che una parte consistente dell’indagine è partita proprio da L’Aquila, un salto di qualità favorito dall’insediamento in terra abruzzese di esponenti della ‘ndrina che per anni erano stati detenuti negli istituti penitenziari del posto.
Da qui il trampolino di lancio anche in Piemonte e Svizzera, con il “cuore pulsante” sempre in Calabria, nell’entroterra montano delle Preserre vibonesi, dove il sodalizio avrebbe imposto il proprio dominio con la violenza e la sopraffazione, come dimostra la cruenta spedizione punitiva contro un ragazzo ridotto quasi in fin di vita per uno sguardo di troppo a un esponente del clan. Un dominio che la cosca aveva assunto oltre 20 anni prima proprio con la “strage di Ariola”.
GLI IMPUTATI CHE SARANNO GIUDICATI CON IL RITO ABBREVIATO
Cosimo Bertucci, 50 anni, Orbassano (TO)
Francesco Bertucci, 51 anni, Nichelino (TO)
Cristian Domenico Capomolla, 36 anni, Acquaro (VV)
Francesco Capomolla, 41 anni, Gerocarne (VV)
Francesco Antonio Ciconte, 28 anni, Mazzè (TO)
Domenico Fusca, 43 anni, Dasà (VV);
Giorgio Galiano, 49 anni, Vibo Valentia (VV);
Sandro Ganino, 40 anni, Acquaro (VV);
Rinaldo Loielo, 29 anni, Rondissone (TO);
Nicola Antonio Papaleo, 65 anni, Rosarno (RC);
Rodolphe Pinto, 63 anni, San Salvo (CH);
Vincenzo Pisano, 30 anni, Gerocarne (VV);
Francesca Silipo, 39 anni, Acquaro (VV);
Francesco Tarzia, 42 anni, Acquaro (VV);
Giuseppe Taverniti, 47 anni, Brandizzo (TO).
IL COLLEGIO DIFENSIVO
La difesa degli indagati è affidata agli avvocati Vincenzo Cicino, Sergio Rotundo, Nicola Loiero, Massimo Scuteri, Antonio Barilaro, Beatrice Biamonte, Ilario Tripodi, Lucio Canzoniere, Sandro D’Agostino, Alessandro Diddi, Giuseppe Di Renzo, Francesco Schimio, Giuseppe Gervasi, Vincenzo Sorgiovanni, Pamela Tassone e Luca Cianferoni.
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