Sicurezza, Romano (segretario Siulp): "Ecco perché i poliziotti dicono no ai numeri identificativi"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Sicurezza, Romano (segretario Siulp): "Ecco perché i poliziotti dicono no ai numeri identificativi"
Felice Romano (Siulp)
  31 ottobre 2019 19:21

Onestamente speravamo di non dover più rivivere il clima di sospetto e di “dagli agli untori” già sperimentato nel passato dagli uomini e le donne in uniforme. In un Paese a democrazia avanzata come il nostro, in cui una Costituzione che ha resistito a più di una consultazione referendaria contempla e consacra, per tutti i suoi cittadini, il principio di presunzione di innocenza fino ai tre gradi di giudizio, si assiste ad una curiosa inversione di questa garanzia fondamentale proprio nei confronti di coloro che sono deputati al mantenimento della sicurezza e alla tutela delle condizioni di vivibilità della comunità civile. E' questa la triste conferma che ricaviamo dalla presentazione in Parlamento di un disegno di legge che ripropone l’apposizione di un numero identificativo sui caschi del personale che opera nei servizi di tutela della sicurezza pubblica. È quanto afferma Felice Romano, Segretario Generale del SIULP, nel commentare il disegno di legge proposto da forze politiche al governo del Paese.È veramente singolare, sottolinea Romano, che queste iniziative siano intraprese da chi, essendo maggioranza di Governo, ha il dovere di tutelare il personale in uniforme che, per missione e non certo per denaro, atteso gli stipendi da fame che percepiscono, ha scelto di servire il Paese per garantire l'ordine pubblico, la sicurezza dei cittadini e la tenuta dello stato democratico. Anziché  dare risposte, continua il leader del SIULP, alle aggressioni che le donne e gli uomini in uniforme subiscono ogni quattro ore da parte di delinquenti che hanno ormai fatto propria la certezza di totale impunità per le loro condotte criminali, questi partiti l'unica risposta che sanno dare è quella di criminalizzare chi serve e rappresenta lo Stato e per esso tutti i giorni è disposto a sacrificare anche la propria vita per tutti i cittadini, compresi quelli che con questa legge li vogliono criminalizzare ed intimorire. Ne prendiamo atto. Ma siamo costretti a concludere, nostro malgrado, che si tratti dell’ennesima conferma che in questo Paese vi è una parte politica che ritiene pregiudizialmente che i disordini e le violenze perpetrate a carico dei cittadini, in occasione delle manifestazioni di piazza siano nella responsabilità se non addirittura principalmente provocate da coloro che vestono l’uniforme e rappresentano lo Stato. I poliziotti sono già il primo bersaglio delle violenze di piazza e non hanno certamente bisogno di un numero sul casco che li renda riconoscibili ai criminali. In un Paese in cui le prevaricazioni e le violenze a carico di rappresentanti delle forze di Polizia sono all’ordine del giorno, come dimostrano fatti tragicamente recenti, il problema non è quello di rendere identificabili i poliziotti ai professionisti del disordine, ma semmai, quello di individuare misure per dissuadere i violenti, rendere effettive le pene e velocizzare i processi. Siamo fermamente convinti del fatto che chi indossa una divisa deve sapere che il Paese è dalla sua parte.  Peraltro, uno stato degno di questo nome non può pensare di scalfire direttamente o indirettamente una consapevolezza che è da sempre alla base della prima delle motivazioni di chi sceglie di servire il Paese vestendo l’uniforme.

Felice Romano

Banner

Segretario generale del Siulp

Banner

Banner

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner