Quale futuro economico?

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L'economista Walter Frangipane
  11 gennaio 2021 20:17

La crisi economica che il COVID-19 ha innescato sin da quando è sopraggiunto in Italia, l’anno scorso, probabilmente è la peggiore crisi economica che stiamo vivendo. Ci sono grandi incertezze e performances economiche non solo per l’Italia ma anche per gli altri Paesi dell’Area Euro, e probabilmente non ritorneremo ai livelli pre-crisi prima dell’inizio del 2023, a voler essere un po’ ottimisti. Tuttavia la pandemia ha avuto impatti diversi nei Paesi membri dell’U.E., e quindi sono state adottate misure a livello europeo per evitare distorsioni e divergenze nell’area Euro. Tutti i Paesi hanno cercato di dare sostegno e risposte alle proprie economie così come l’Italia, che ha adottato misure discrezionali di politica fiscale, di garanzia alle imprese, di sostegno alla liquidità e dilazioni per le imposte e i contributi previdenziali.

La crisi derivante dalla pandemia è molto sofferta, ma ha suonato come una sveglia per il nostro Paese, per accelerare i cambiamenti strutturali, come sollecitato peraltro da alcune forze politiche, e questo vale ovviamente anche per altri Paesi che avvertono, finalmente, la necessità dell’integrazione europea. A tal proposito anche l’ex Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, intervistato da un giornale d’oltre Manica, ha detto testualmente “If this crisis is not big enough to drive integration forward, what is?” “Se questa crisi non è abbastanza grande da far avanzare l’integrazione, che cos'è?” 

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Le riforme in Italia, e non solo in Italia, saranno particolarmente importanti nei prossimi anni, perché da loro dipenderà anche la crescita dell’economia e una maggiore occupazione. Certamente all’inizio la crescita sarà inferiore rispetto a quella registrata prima della pandemia, che ha causato alti gradi di incertezza, portando a risparmi più elevati e riducendo la domanda economica, e quindi minore capacità produttiva, non solo nel comparto manufatturiero, ma anche in quello commerciale, e tutto questo causa di converso anche riduzione della concorrenza; a livello mondiale, poi, la minore concorrenza, secondo alcune Agenzie di Studi statunitensi, ha causato sin dallo scorso anno una deglobalizzazione: tutto questo, a sua volta frena la crescita mondiale.

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Sotto il profilo bancario, si teme l’aumento dei crediti in sofferenza a causa della recessione economica e la contrazione dei profitti: deriva questo anche dall’overbanking? Lo vedremo!

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Al di là di tutto si guarda con favore all’indebitamento pubblico, perché è quanto mai indispensabile, ma si guarda ad esso anche con preoccupazione, perché potrà avere un impatto negativo sulla crescita a lungo termine. Il ritorno a deficit sostenibili sarà, tuttavia, abbastanza difficile. L’Italia deve cogliere le opportunità che l’Europa mette a disposizione: Recovery e E.M.S. (di cui ho ampiamente parlato su altra piattaforma). Servono tutte e due, al di là delle differenti posizioni degli schieramenti politici, perché hanno finalità diverse. Peraltro sul ricorso dell’Italia all’E.M.S. i Paesi frugali, che prima avevano manifestato dei “distinguo” per il pesante debito pubblico del nostro Paese, sono addivenuti al buon senso. Ma dopo, beh dopo, quando sarà, dovremo ritornare alle regole di bilancio europeo.  

Walter Frangipane

 

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